Il caso Intersos: quando il complottismo ingrassa il portafogli

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Massimo Mazzucco, la vicenda dell’organizzazione umanitaria e l’impotenza della giustizia italiana





Nel 2002 il giornalista francese (e attivista anti-israeliano) Thierry Meyssan pubblicò il libro “L’effroyable imposture” che introduceva la teoria che gli attacchi terroristici dell’11 settembre fossero un auto-attentato. Tradotto in oltre 25 lingue, nel giro di pochi mesi il libro fu venduto in decine di migliaia di copie in tutto il mondo per attestarsi infine su un totale di circa mezzo milione di copie vendute. Considerato che il prezzo di ogni copia si aggira sui 30 dollari la pubblicazione ha fruttato un bel po’ di soldi al suo autore.

LA COMMERCIALIZZAZIONE DEL COMPLOTTISMO – Sul versante mediatico la commercializzazione del complottismo undicisettembrino ha avuto il suo exploit con il DVD Loose Change, prodotto nel 2005 da Dylan Avery con tecniche amatoriali e con un budget di appena 2000 dollari. Da allora ne sono state vendute oltre milioni di copie (senza contare quelle distribuite gratuitamente) e l’ultima versione è stata finanziata con circa un milione di dollari. Questi due esempi dimostrano che dal complottismo si possono ricavare un bel po’ di quattrini, ed è probabilmente a questo che pensava il giornalista (ex-europarlamentare) Giulietto Chiesa quando realizzò il film Zero, auto-finanziato con una raccolta di fondi per un budget complessivo di 500.000 euro con l’ambizione di conquistare le sale cinematografiche italiane. Uscito nel 2007, il film di Chiesa ha mancato i suoi obiettivi principali soprattutto perché non presentava niente di nuovo rispetto ai prodotti di Meyssan e di Avery, peraltro già ampiamente dibattuti e contestati sia dalla critica che dalla comunità scientifica.



L’APPROCCIO – Ben diverso l’approccio adottato da un altro noto complottista nostrano, l’ex regista/fotografo Massimo Mazzucco, produttore di film amatoriali che abbracciano tutti i temi cari al complottismo e gestore del sito Luogocomune che conta migliaia di utenti registrati e di fan appassionati. Per rimpinguare i modesti introiti provenienti dalla vendita dei suoi DVD, Mazzucco ha puntato sulla diversificazione e sulla fantasia. Prendiamo ad esempio la sua campagna contro la chemioterapia e a favore delle cure alternative (beveroni di bicarbonato) propinate dall’ex medico Tullio Simoncini. Mazzucco ha montato una serie di video-interviste a malati di cancro miracolosamente guariti grazie alla cura Simoncini, e ha cacciato dal proprio sito tutte le voci critiche che contestavano la validità di quelle “prove”. Analizzando attentamente le video-interviste si è poi scoperto che erano delle vere e proprie bufale montate ad arte. Ebbene, Mazzucco ha contribuito alla vendita del libro “Il cancro è un fungo” pubblicato da Simoncini, era intestatario del sito ufficiale di Simoncini ed era anche il punto di contatto negli Stati Uniti per chiunque volesse rivolgersi all’ex medico. La “cura” di Simoncini costava migliaia di euro.

IL LAVORO REGOLARE – Poi ci sono le collette tra i “fan”, nelle quali Mazzucco ha dato davvero il meglio di sé in termini di creatività. In quella del 2007 Mazzucco spiegava che non riusciva più a sostenere le spese per il sito e per la sua preziosissima opera di informazione, per cui le alternative erano due: o i lettori si impegnavano a versargli un contributo mensile (volontario) oppure sarebbe stato costretto a tornare al suo “lavoro regolare”! L’esperimento ebbe un parziale successo perché – come si può leggere dai commenti all’iniziativa – un certo numero di lettori inviò contributi e in qualche caso si impegnò anche a versare una “rata” mensile. Tuttavia ci fu anche chi fece i conti a tasca a Mazzucco facendo notare che le entrate pubblicitarie già coprivano le spese per il mantenimento del sito, e chi proprio non riusciva a capire che cosa ci fosse di così malvagio nel fare un “lavoro regolare”.

IL VIDEO DI INTERSOS – Si arriva così alla colletta del 2010 che è una vera opera d’ingegno, degna del miglior Totò. La storia era iniziata un anno prima quando Mazzucco aveva pubblicato un video (originariamente pubblicato dal Guardian) che accusava la Intersos (organizzazione non governativa italiana) di essersi intascata buona parte di una somma pari a un milione di dollari che avrebbe dovuto utilizzare per la realizzazione di un ospedale. La Intersos, però, aveva respinto ogni accusa (infatti l’ospedale era stato effettivamente realizzato e consegnato, e lì si fermava la competenza e la responsabilità dell’organizzazione) e aveva intimato e ottenuto che il Guardian ritirasse il filmato. Il passo successivo fu una lettera dei legali della Intersos che richiedevano a Mazzucco di fare altrettanto… ma Mazzucco respingeva la richiesta e lasciava il video in bella vista sul sito, sul canale Youtube e sulla Web TV Arcoiris. La Intersos, sempre agendo per il tramite dei propri legali, otteneva la rimozione del filmato da Youtube e da Arcoiris. Mazzucco, anziché capire che forse era arrivato il momento di fare un passo indietro, pubblicava nuovamente il video su un altro sito di file sharing.

LA CAUSA – A quel punto la Intersos faceva causa a Mazzucco, che ne dava notizia ai lettori in un articolo di aprile del 2010. Nella circostanza Mazzucco spiegava di essere stato “citato in giudizio”, che avrebbe dovuto “comparire presto in tribunale” e che non aveva soldi per pagarsi un avvocato. Morale della favola: chiedeva soldi ai suoi lettori. Pare che a nessuno sia venuto in mente che chi non può pagarsi un avvocato ha diritto al gratuito patrocinio… uno dopo l’altro gli utenti di Luogocomune mettevano mano al portafogli e nel giro di pochi giorni raccoglieva oltre 4.300 euro. Qualche settimana dopo uno dei “benefattori”, l’utente Decalagon, chiedeva a Mazzucco se ci fossero state novità. Mazzucco rispondeva: “Sì ma aspetto la conferma per comunicarle”. A sua volta, Decaglon replicava: “Aspetterò”. Correva il maggio del 2010. Decalagon sta ancora aspettando la sua risposta e noi ci siamo un po’ incuriositi e abbiamo fatto qualche domanda in giro. Abbiamo scoperto che Mazzucco non era comparso in alcun tribunale e allora abbiamo deciso di intervistare Nino Sergi, presidente della Intersos.

Sig. Sergi, lei rappresenta Intersos: vuol spiegare cos’è Intersos e cosa fa questa organizzazione in Afghanistan e altri paesi?
Intersos è un’organizzazione umanitaria che interviene nelle aree di crisi per soccorrere le popolazioni e contribuire alla ricostruzione e alla pace. Nei quasi vent’anni di vita ha realizzato attività in una trentina di paesi assistendo e proteggendo sfollati e rifugiati, distribuendo beni di prima necessità, assicurando acqua potabile, ricostruendo alloggi e strutture scolastiche e medico-sanitarie, bonificando aree infestate da mine e ordigni esplosivi, facilitando la formazione professionale dei giovani, favorendo la ripresa del dialogo e la convivenza pacifica. Siamo in Afghanistan da dieci anni, con un impegno che ha toccato 17 province e con un’attenzione particolare alle popolazioni più vulnerabili e più povere. Ora, a causa dei crescenti problemi di sicurezza, le attività sono limitate alle province di Faryab, Herat, Farah, Badghis e Kabul. Massimo Mazzucco e Intersos, cos’è successo? E’ necessario spiegare gli antefatti.
Nel 2002, abbiamo accettato di ricostruire ed ampliare un ospedale nel quartiere periferico Khair Khana di Kabul. Date le difficoltà del dopo guerra sapevamo che non sarebbe stato facile, ma abbiamo ritenuto doveroso farlo. L’ingegnere, l’architetto e il geometra da noi scelti erano persone con pluriennale esperienza sia in Italia che all’estero. La ricostruzione rientrava nella programmazione dell’agenzia delle Nazioni Unite UNFPA, con un finanziamento della Cooperazione Italiana. Il progetto, iniziato il 15 agosto 2002, è stato realizzato con la quotidiana supervisione di un consulente tecnico dell’UNFPA. La congruità dei costi e la qualità dei lavori, materiali e attrezzature sono state controllate dall’UNOPS, ufficio delle N.U. per i progetti, che ha provveduto ai pagamenti per stati di avanzamento verificati. Alla fine dei lavori, nel maggio 2003, l’ospedale è stato ispezionato dal dipartimento costruzioni del Ministero della salute afgano. Una nuova ispezione è stata effettuata nel maggio 2004, allo scadere dell’anno di garanzia contrattuale, da una commissione molto più ampia. Dopo di che, è stato rilasciato il certificato finale di consegna lavori. Il compito di Intersos terminava e la struttura ritornava nelle mani del Ministero della salute, con il sostegno dall’UNFPA. Purtroppo, l’assoluta mancanza di manutenzione, l’incuria dei locali e delle attrezzature, le carenze gestionali e alcune gravi modifiche e alterazioni hanno prodotto il progressivo degrado della struttura. Lo scorso aprile sono ritornato a visitare l’ospedale e ho potuto verificare che in otto anni non è mai stata fatta alcuna minima manutenzione e riparazione e molte apparecchiature sono in disuso. Una constatazione dolorosa. I medici con cui ho parlato hanno affermato che i fondi per le manutenzioni e le riparazioni non arrivano.

Ma qual è la relazione con Massimo Mazzucco?
Naturalmente, è stato facile scaricare le responsabilità su Intersos, UNFPA e UNOPS con l’accusa di non aver lavorato bene e perfino di avere intascato parte dei finanziamenti italiani per l’intervento. Alcuni media hanno ripreso la ‘notizia’. Il Guardian ha messo nel proprio sito il filmato di un giornalista freelance che, pur avendo da noi ricevuto tutte le informazioni richieste, ha mantenuto, in forma ambiguamente orchestrata, lo ‘scoop’ contro Intersos. Tale filmato è stato ripreso da alcuni blog su You Tube, compreso quello del signor Mazzucco che l’ha inquadrato con un pezzo dal titolo “Intersos: tutto sdegno e niente arrosto”.
Abbiamo proceduto per le vie legali, dato il grave danno di immagine che ne risultava per la nostra organizzazione. Il Guardian e You Tube hanno rapidamente preso atto della scorrettezza e hanno ritirato o oscurato il filmato, mentre Massimo Mazzucco ha continuato a mantenerlo finché ha potuto e ha tenuto sempre vivo lo ‘scoop’. Abbiamo fatto presente l’infondatezza dell’accusa, rimandando a quanto pubblicato sul nostro sito e invitandolo a seguire l’esempio degli stessi Guardian e You Tube. Il signor Mazzucco ha sempre rifiutato, da due anni, incurante del danno che ci sta procurando. Infatti, chi cerca Intersos in un motore di ricerca, dopo la nostra pagina istituzionale trova quella di Mazzucco che presenta Intersos “tutto sdegno e niente arrosto”. Un comportamento che riteniamo molto scorretto oltre che lesivo.

Avete intentato una causa giudiziaria contro Mazzucco?
Certo. Nel 2009, dopo il rifiuto a ritirare il falso ‘scoop’, abbiamo citato il signor Mazzucco in giudizio presso il Tribunale di Roma.

E’ vero che non siete mai riusciti a citare in giudizio Mazzucco? Per quale motivo?
La citazione in giudizio c’è stata, ma non siamo mai riusciti a farne giungere la notifica al signor Mazzucco perché continuamente irreperibile. La cartolina di ritorno della raccomandata al suo indirizzo negli USA, dove risiede dal 1993, non ci è mai pervenuta; e anche tre successive notifiche dell’atto di citazione a cura di un’autorità centrale statunitense, con riscontro all’Ufficiale giudiziario italiano ai sensi della Convenzione dell’Aja, sono andate a vuoto. Dagli atti dell’autorità statunitense risulta che una persona, presentatasi come il fratello, ha dichiarato che Massimo Mazzucco si trova ora a Parigi, senza però indicare l’indirizzo. Eppure, all’anagrafe degli italiani residenti all’estero, verificata in questi giorni, il signor Mazzucco continua a risultare residente negli USA.

In conclusione, Massimo Mazzucco non ha mai dovuto spendere un soldo per difendersi dalle vostre contestazioni, perché è riuscito sinora a evitare di farsi citare in giudizio. E’ giusto?
Sì, da due anni si rende irreperibile. Fugge, evita il confronto davanti al giudice, nascondendosi dietro a un blog, negli USA o altrove.

Ha saputo che Mazzucco ha organizzato una colletta fra i suoi lettori per raccogliere denaro per difendersi dalle vostre azioni legali?
Lo ha riferito lui stesso ai lettori del suo blog: una colletta per aiutarlo nelle spese processuali della causa avviata da Intersos. Alle cui udienze, però, nessun avvocato da lui incaricato si è mai presentato.

Intersos proverà nuovamente a citare in giudizio Mazzucco o ci avete rinunciato?
Nessuna rinuncia. La citazione è già stata presentata e, in caso di ostinazione del signor Mazzucco, continueremo ad usare ogni possibile via giudiziaria per ottenere la tutela della nostra reputazione.

(Grazie a Skybuck per la segnalazione)