Gli insulti a Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle BR, nel giorno del 40° anniversario della morte

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A Genova, mentre si attendeva l'arrivo del presidente Mattarella, sono comparse scritte indecorose sui muri

Il 24 gennaio 1979 le Brigate Rosse uccisero il sindacalista della CGIL Guido Rossa, comunista da sempre ma che aveva deciso di dissociarsi da qualunque forma e gesto di terrorismo politico. Una visione che portò al corto-circuito interno nelle BR che decisero di giustiziare lui per dare un segnale a tutti. Oggi cade la ricorrenza del suo barbaro omicidio, con tanto di presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nello stabilimento della AncelorMittal, ex Ilva. Ma, nella notte, qualcuno si è divertito a imbrattare i muri sotto una targa in memoria delle vittime del terrorismo.



Come riporta Il Secolo XIX, non distante dalla targa che ricorda l’attentato dell’8 giugno 1976 – in cui furono uccisi dalle Brigate Rosse il procuratore generale di Genova, Francesco Coco e insieme ai suoi uomini della scorta, Giovanni Saponara e Antioco Deiana – sono comparse scritte e insulti nei confronti del sindacalista freddato il 24 gennaio 1979: «Guido Rossa infame» e «Mara Cagol, Tino Viel e Gianfranco Zola vivono», in riferimento a tre brigatisti morti. Spazio anche per un giornalista: «Marco Peschiera, sciacallo». Sulla vicenda sta indagando la Digos per risalire all’identità della mano che si macchiata di tutto ciò.

Gli insulti alla memoria di Guido Rossa, sindacalista ucciso dalle BR

Alla commemorazione per il 40° anniversario della morte di Guido Rossa ha partecipato anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella, che si è recato nella sede dell’AncelorMittal per lasciare una corona di fiori in sua memoria. «Ha pagato con la sua famiglia il prezzo supremo di chi ha voluto tener fede al valore della Repubblica che in Genova e nelle sue fabbriche ha trovato la Resistenza», ha detto il Capo dello Stato.



Mattarella: «I terroristi in fuga devono scontare la loro pena»

«Onoriamo qui, oggi, un uomo, un lavoratore, un delegato sindacale, un militante politico che, nel momento in cui forze eversive e oscure portavano il loro assalto sanguinario alla nostra convivenza civile, ebbe il coraggio di non guardare dall’altra parte – ha proseguito Mattarella -. Di non cedere alla meschinità della paura e della fuga dal senso di responsabilità di fronte alla minaccia e alla violenza». Poi un pensiero anche sul tema dei terroristi latitanti: «Coloro che si sono sottratti con la fuga devono scontare la pena comminata. Perché la democrazia è condizione delicata la cui cura è affidata alle istituzioni ma non in misura minore ai cittadini in tutti i luoghi».

(foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO)