Perché, secondo il Guardian, i “nemici” della Plastic Tax stanno vincendo

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Da Confindustria a Federchimica fino a "Italia Viva" di Renzi: il Guardian ha fatto una ricognizione di chi si oppone a una norma che verrà, molto probabilmente, rimodulata

È stata prospettata come uno dei cardini della prossima finanziaria. Ma nonostante le dichiarazioni del ministro dell’Economia Gualtieri che ha dichiarato negli scorsi giorni: “Dobbiamo ridurre l’utilizzo della plastica monouso. Non possiamo prima applaudire i giovani in piazza per l’ambiente e poi non agire” e l’allarme del Codacons che prevedeva rincari ai danni dei consumatori, la legge sulla plastica verrà probabilmente rimodulata.  Nella bozza la tassa avrebbe imposto alle aziende 1 euro ogni kg di plastica prodotta (incluse bottiglie di plastica, buste e vaschette, ma anche tetrapak del latte o i contenitori dei detersivi) sta facendo storcere il naso a politici e associazioni di industriali e verrà molto probabilmente ridimensionata nel corso della finanziaria. Una scelta che, secondo il quotidiano inglese The Guardian, sarebbe influenzata non poco dalle associazioni industriali e dai gruppi di interesse interessati a fermare le riforme ambientaliste per mantenere invariati i propri livelli di profitto.



Da Italia Viva a Federchimica: chi vuole fermare la Plastic Tax

Per il quotidiano inglese i primi “avversari” della manovra si trovano proprio all’interno della maggioranza con Matteo Renzi e “Italia Viva” che vedono nella tassa come “una mazzata alla classe media”, alludendo ai probabili costi che le aziende avrebbero scaricato sui consumatori e ribadendo il suo fermo no a nuove tassazioni.


Un’ostilità politica che si aggancia direttamente a quella di Confindustria che ricorda che il settore della plastica fattura ogni anno 40 miliardi di euro e dà lavoro a circa 150 mila persone. Una misura che penalizza, secondo l’associazione degli industriali i consumatori, i lavoratori e le attività, senza incidere realmente sui comportamenti delle persone. E lo spettro del rialzo dei prezzi viene poi agitato fedelmente anche da Federchimica (l’Associazione che riunisce le maggiori industrie chimiche del Belpaese) con il Presidente Lamberti che dichiara la misura potrebbe far lievitare i prezzi dei prodotti addirittura del 10%. Un’allusione sottilmente allarmistica che creerebbe perplessità anche in molti simpatizzanti ecologisti.



PLASTIC FREE: ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA CHE HA SCELTO IL CAMBIAMENTO 

E se circa 500 mila tonnellate di plastica finiscono ogni anno nel Mar Mediterraneo, la sintesi fra l’urgenza di misure “green”e quella di non pestare troppo i piedi al mondo produttivo viene da Stefano Bonaccini, candidato PD nelle prossime regionali emiliane che insiste sulla necessità di “una rivoluzione ecologica che non intacchi attività produttive e posti di lavoro” conclude il Guardian.



Rimane la curiosità di sapere se, nel caso del tabacco, la salvaguardia del business e dei posti di lavoro sopravanzi la salute dei cittadini. Quello che ci sembra invece certo è che il coraggio non sia di certo una delle componenti fondamentali del cosiddetto “riformismo” italiano.