La notte del grande pogrom contro i curdi

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La notte scorsa gruppi di nazionalisti hanno assalito sistematicamente le sedi dell'HDP e della stampa non allineata ad Erdogan, decine di assalti in tutto il paese

Quello che si è visto ieri notte in Turchia è stato un attacco massiccio e coordinato alle sedi dell’HDP, il partito filo-curdo, e ai media critici verso Erdogan e la sua politica contro i curdi.



L’ATTACCO ALLE SEDI DELL’HDP –

La mappa qui sopra è stata realizzata da alcuni attivisti e riassume visivamente l’estensione degli attacchi alle sedi dell’HDP. Il partito riunisce una piattaforma di realtà di sinistra e raccoglie il voto curdo e che alle recenti elezioni ha preso il 13,12%, entrando così in parlamento e facendo così perdere la maggioranza assoluta all’AKP di Erdogan, che puntava invece a raccogliere una maggioranza ancora più robusta per cambiare la costituzione da solo.



LA SCOMMESSA PERSA DA ERDOGAN –

Dopo la batosta elettorale l’AKP non è stato in grado di formare un governo di coalizione entro i 45 giorni previsti e il presidente Erdogan è stato costretto a indire nuove elezioni per il prossimo novembre. Nel frattempo però ha scatenato un’offensiva militare contro i curdi, con i quali nei mesi precedenti al voto aveva concluso un accordo di pace per il quale i guerriglieri del PKK si erano trasferiti in Siria e avevano rinunciato alla lotta armata in Turchia. Dopo gli attacchi i curdi sono tornati a colpire esercito e polizia turca, facendo montare il parossismo nazionalista al quale hanno contribuito il governo e i media allineati, mentre i giornalisti sgraditi sono finiti denunciati o arrestati e i parlamentari dell’HDP indicati come assassini, anche se non hanno legami con il PKK.

La sede del quotidiano Hurriyet  (Photo credit   -/AFP/Getty Images)

LA NOTTE DEI CRISTALLI TURCA –

Così si è arrivati a ieri notte, che qualcuno ha paragonato alla Notte dei Cristalli, con decine di assalti alle sedi dell’HDP e a quelli dei media ostili al governo. Roghi e devastazioni si sono ripetuti in tutta la Turchia, tranne che nelle regioni a maggioranza curda, ora governate dalla legge d’emergenza. Le immagini hanno mostrato sedi dell’HDP date alle fiamme e militanti dell’AKP infuriare insieme ai nazionalisti per le strade, gridando al massacro dei curdi. In alcune immagini è apparso evidente che la polizia, altrimenti feroce, è rimasta a guardare. Alcuni scatti hanno persino sorpreso poliziotti in divisa intenti ad aiutare i devastatori. Anche l’assalto alla sede del quotidiano Hurriyet, uno dei più prestigiosi quotidiani turchi, da parte di sostenitori del partito della Giustizia e dello sviluppo (AKP) è andato liscio senza interferenze da parte delle forze dell’ordine. Un centinaio di sostenitori di Erdogan, tra i quali un parlamentare dell’AKP, è arrivato sparando davanti alla sede del quotidiano e poi si è accanito sulle vetrate dell’ingresso prendendole a pietrate al grido di «Dio è grande».



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IL GIOCO PERICOLOSO DI ERDOGAN –

Scene molto crude, perché non sono mancati i pestaggi violenti di curdi o di «rossi» per mano della folla, ma è opinione comune che l’assalto, indubbiamente coordinato, alle sedi dell’HDP abbia avuto lo scopo d’ostacolare la presentazione delle candidature per le prossime elezioni, il termine per farlo è ormai prossimo alla scadenza. Il co-presidente dell’HDP Demirtas ha invitato i militanti a difendersi da quello che appare come un pogrom organizzato al quale partecipano sia i nazionalisti di destra, storicamente anti-curdi in maniera viscerale, che gli estremisti dell’AKP, partito islamico «moderato» e di governo, che in teoria dovrebbe invece dedicarsi a mantenere l’ordine. Fatti clamorosi che indicano un preoccupante degenerare della situazione e danno l’idea di un Erdogan nella tempesta che sembra aver perso il filo del suo progetto politico e deciso a guidare il paese nel caos per rilanciare il suo AKP come unica forza in grado di garantire sviluppo e sicurezza. È sperabile che non sia questa l’exit strategy scelta davvero da Erdogan, che si è fatto presidente e sognava di fare della Turchia una repubblica presidenziale e che ora ha visto svanire il suo sogno. Una delusione dopo l’altra, già aveva dovuto rinunciare al sogno di vedere i confratelli musulmani andare al governo in Egitto e in tutto il Nordafrica e restringere le sue aspirazioni al suolo domestico e ora è rimasto novello Nerone ad accendere roghi sperando di essere acclamato come pompiere.