Sale ancora la tensione tra Lega e Movimento Cinque Stelle. I due partner di Governo si dividono in Commissione Vigilanza e salta il doppio incarico per Foa a presidente di Rai e Rai.com. Una esito dato da un dietrofront improvviso dei pentastellati, ma le fratture più pesanti per l’esecutivo si registrano proprio sul cosiddetto “salvataggio” di Radio Radicale.
Passa invece l’emendamento PD presentato Roberto Giachetti e Filippo Sensi sul salvataggio di Radio Radicale con un finanziamento di 3 milioni di euro per salvare (almeno nel corso del 2019) la storica emittente. Una misura che sarebbe stata concordata con la Lega (che ha votato l’emendamento) e che ha letteralmente mandato su tutte le furie Luigi Di Maio.
«Siamo arrivati al paradosso secondo cui, dopo aver stanziato nuovamente per il 2019 ben 9 milioni di euro (già questo per noi è assurdo), oggi il Pd ne ha persino chiesti altri 3 (4 milioni anche per il 2020).
E tutti i partiti, compresa la Lega, gli hanno detto di sì, hanno votato per regalare altri soldi delle vostre tasse a una radio privata. Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini. Sono franco: dovrà spiegare perché ha appoggiato questa indecente proposta del Pd!» ha attaccato il vicepremier, affermando poi che «si va avanti, perché siamo persone serie, ma è giusto che i cittadini sappiano che questo regalo a Radio radicale è contenuto nel Decreto Crescita».
L’obiettivo è quello degli ultimi tempi, enfatizzare la purezza dell’M5S e contrapporlo alla “casta”: «E poi, cari cittadini, troverete anche 3 milioni di euro in più delle vostre tasse donati a Radio Radicale, una radio privata che ospita giornalisti con stipendi da capogiro di anche 100mila euro l’anno. Tutti pagati con i vostri e i nostri soldi, da sempre.
Il MoVimento 5 Stelle avrebbe voluto mettere fine a questa indecenza. I partiti si sono messi di traverso» continua su Facebook Di Maio, rivolgendosi direttamente ai propri sostenitori.
Insomma, la strada continua a essere quella della differenziazione qualitativa dalla Lega e della riappropriazione di temi “cari” al Movimento delle origini, mentre i consensi continuano a calare. Una strada apparentemente impervia che il leader pentastellato continua a calcare in maniera abbastanza acritica.