Ci sono quotidiani, in Italia, che hanno impiegato decenni a costruirsi una reputazione di serietà, affidabilità e professionalità, e che ci stanno mettendo molto meno a dilapidarla del tutto.
DEMENZA SENILE – A proposito di giornali seri, ultimamente Aldo Grasso, il noto critico televisivo del Corriere, ha deciso di dare un taglio alla noiosa abitudine di scrivere articoli dotati di una qualche forma di filo logico e si è dato all’innovativa tecnica della critica in stile Nonno Simpson. Il suo pezzo di qualche giorno fa su “Scherzi a Parte” esordiva in questo modo: “E se il comunismo volesse dire anche buon gusto? Faccio fatica a seguire Scherzi a parte, trovo che sia la trasmissione più volgare e conformista della nostra tv”. Sì, ha detto proprio il comunismo. Poco oltre: “Per dire il livello della trasmissione: la produttrice Fatma Ruffini (che, naturalmente, chiude a chiave una burla che la riguarda) ha ritenuto di mandare in onda uno scherzo idiota fatto a Gigi D’Alessio in cui compare anche Enrico Mentana. Cornuto e mazziato!”. Uhm, sento che mi sfugge qualcosa. Grasso comunque prosegue lamentandosi del fatto che il conduttore, Claudio Amendola, si vanta di aver sempre votato i comunisti proprio più comunisti di tutti, eppure c’ha la bbarca, ebbene sì, come i ricchi borghesi capitalisti. Ma si può, signore e signori, votare Rifondazione e tenere la barca? Non è chiaro come il sole a questo punto che Scherzi a Parte fa cagare? E vi dirò di più, “la lettura di Scherzi a parte potrebbe essere un utile esercizio critico per capire la fine del comunismo, almeno della sua parte più ideologica e salottiera”. Certo, potrebbe, in un universo di cioccolato bianco.
L’ANGOLO DEL TITOLISTA – Per il resto, titoli da ricordare. Per la solita, ormai classica serie, lo scialbo “Sciatore cade in un dirupo e muore” e il molto più innovativo “La rapinano in casa, sta male e muore”. Il migliore: “Brescia, un operaio di 45 anni precipita da un’altezza di 10 metri”. Supponendo che la velocità iniziale sia nulla, quanto tempo impiega il titolista a pensare certe robe?