Audio BuzzFeed, arriva una lettera a Repubblica: «Sono io ‘Luca’, vi spiego come è andata al Metropol»

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La mail al giornale dell'avvocato Gianluca Meranda

Nell’audio di BuzzFeed si menzionano due altre persone che sembrano essere coinvolte nella presunta discussione al tavolo dell’Hotel Metropol. Si tratta di un ‘Luca’ e di un ‘Francesco’. Uno di questi pare stia uscendo allo scoperto e ha scritto una lettera al quotidiano La Repubblica, offrendosi di raccontare la propria versione dei fatti. Lui è l’avvocato Gianluca Meranda e sostiene di essere il ‘Luca’ di cui si parla nell’audio ottenuto e pubblicato da BuzzFeed.



Chi è Gianluca Meranda, il ‘Luca’ dell’audio di BuzzFeed

Chi è dunque questo Gianluca Meranda? Nella registrazione viene indicato come un ‘banchiere’. Ma in realtà – ha spiegato a Repubblica – è un avvocato internazionalista, che opera da più di 20 anni nel settore e che fa parte di un importante studio legale.

Gianluca Meranda spiega com’è andata al Metropol

Secondo la sua mail a Repubblica, l’avvocato si trovava a quel tavolo al Metropol di Mosca «in qualità di General Counsel di una banca d’affari anglo-tedesca debitamente autorizzata al c.d. commodity trading ed interessata all’acquisto di prodotti petroliferi di origine russa». Conferma l’esistenza di una trattativa per la compravendita di petrolio. Conferma di aver conosciuto in quella circostanza Gianluca Savoini, ex collaboratore di Matteo Salvini, e di averne giudizio come persona disinteressata negli incontri per le trattative.



Conferma, poi, quanto scritto anche dalla prima inchiesta de L’Espresso: la trattativa tra i vari uomini d’affari non si perferzionò. Lo stesso avvocato Gianluca Meranda sostiene di «non votare più da almeno dieci anni» e quindi di non avere interessi partitici. Tuttavia, si dice sorpreso dall’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Milano, ma dice di volersi mettere a disposizione dei giudici. «Da uomo libero e di buoni costumi – chiude la sua lettera -, spero che il Paese si libererà presto di questo non più sopportabile modo di fare politica».