L’editore del libro su Matteo Salvini: «Sono di destra perché mio padre era comunista»

Categorie: Rassegna stampa

Francesco Polacchi non stigmatizza le violenze di piazza di cui è stato protagonista perché «c'erano passioni»

Fino a qualche settimana fa il nome di Francesco Polacchi era noto quasi solamente agli ambienti della destra: militate di CasaPound, proprietario del marchio di abbigliamento vicino alle tartarughe e poi editore di Altaforte. Poi la pietra dello scandalo è stata quel libro-intervista su Matteo Salvini, pubblicato proprio dalla sua casa editrice. Ora il suo nome è conosciuto ed è diventato uno dei più divisivi d’Italia, con le polemiche attorno alla sua partecipazione – poi cancellata – al Salone del Libro di Torino. Ora racconta la sua storia di militanza nell’estrema destra.



«Ha pesato la contrapposizione con mio padre, comunista convinto – ha detto Francesco Polacchi in un’intervista a La Verità -. La mia prima maglietta politica era una t-shirt rossa con la famosa effigie di Che Guevara, indossata durante una manifestazione di sinistra a favore delle droghe leggere. La conservo ancora. Sul Che non ho cambiato idea, sulle droghe sì». Cambiamenti per senso ribellione nei confronti del padre, dunque. Poi quel gesto di protesta è diventata una vera e propria passione, fino all’adesione alle idee di CasaPound.

Francesco Polacchi racconta le sue scelte a destra

«Avevo velleità anarchiche, oscillavo tra Guevara, Bakunin e Max Stirner. Contava la sfida alle autorità – prosegue Francesco Polacchi nella sua intervista. O a mia sorella: tutti dieci, irreprensibile. Mio padre mi diceva: ti mando a fare il camionista come me». Paragoni e ‘minacce’ che hanno avuto l’esito contrario: «Un mio amico mi fa sentire Generazione ’78 di Francesco Mancinelli, storia di tanti cuori neri morti negli anni di piombo. Mi identifico. Da Mancinelli passo a ‘Fronte dell’essere’ degli Zetazeroalfa (il gruppo di Iannone, ndr)».



Negli scontri c’erano passioni

A far discutere è stata soprattutto l’intervista a La Zanzara su Radio24, nella quale ha espressamente dichiarato di essere fascista: «Sono stato un coglione, ma non perché mi debba pentire di quello che ho detto: per la tempista dell’intervista, che ha offerto un’arma agli intolleranti». Poi l’esclusione dal Salone del Libro di Torino, giudicata molto penalizzante al momento, ma Francesco Polacchi è sicuro: «Tra due anni sarà una medaglia». E sugli scontri di piazza a cui ha partecipato: «Prima degli scontri di Piazza Navona ho partecipato a qualche scaramuccia tra studenti. Non stigmatizzo la violenza. C’erano passioni».

 



(foto di copertina: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)