L’aggressore di Daisy, figlio del consigliere PD: «Eravamo al mare, non ho avuto tempo di avvisare i miei»

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Federico ha raccontato la sua versione del lancio di uova

Federico Di Pascale, il figlio del consigliere comunale del Partito Democratico che insieme a due amici è stato identificato come l’aggressore di Daisy Osakue, vuole scusarsi per quanto fatto: «Abbiamo lanciato le uova perché non sapevamo cosa fare – ha rivelato al quotidiano La Stampa -. Comunque, lo giuro: il razzismo non c’entra nulla con questa storia». Insomma, il lancio di uova nei confronti dell’atleta italiana che ora rischia di non poter partecipare all’europeo di Berlino sarebbe stato un gesto goliardico, di cui i 19enni non si sarebbero resi conto.



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Figlio consigliere Pd, le parole a La Stampa

«Abbiamo capito cosa avevamo fatto solo il giorno dopo – racconta Federico -, quando eravamo sul treno verso il mare. Abbiamo visto i giornali, la prima pagina de La Stampa. Abbiamo subito parlato di andare dai carabinieri a costituirci. Uno di noi si è sentito male e siamo tornati immediatamente a Torino».

Dove, però, non hanno parlato subito con i genitori di quanto accaduto. «Io non ho avuto tempo di parlare con i miei – ha detto Federico -. Siamo tornati dal mare mercoledì sera, sono andato a dormire e quando mi sono svegliato sono arrivati i carabinieri». Insomma, i ragazzi sono stati identificati dalle autorità ancor prima di aver rivelato i dettagli di quella folle serata ai propri genitori.



Figlio consigliere PD e l’aggressione a Daisy Osakue: le parole degli altri genitori

Ovviamente, il padre e la madre di Federico, così come quelli degli altri ragazzi, hanno immediatamente rimproverato i propri figli. «Anche i figli dei consiglieri del Partito Democratico commettono delle sciocchezze. Da padre mi chiedo dove ho sbagliato» – ha detto il consigliere comunale che è stato tirato in ballo nella vicenda e contro cui si accaniscono tutti quelli, Matteo Salvini in primis, che puntano a minimizzare il fenomeno del razzismo in Italia.

Anche gli altri genitori non difendono i loro figli, ma vogliono allontanare qualsiasi sospetto dalle accuse di razzismo. «Organizzeremo un incontro con Daisy – dice la madre di un altro dei tre ragazzi -, ma sarà privato. Vogliamo darle spiegazioni».



FOTO: ANSA/ CARABINIERI