Una decisione che riappacifica le ferrovie olandesi con la storia. Negli anni della Shoah e della deportazione degli ebrei erano state proprio le Nederlandse Spoorwegen a trasportare le decine di migliaia di ebrei presenti nei Paesi Bassi verso i campi di concentramento della Germania. Grazie a quella operazione, le ferrovie olandesi avevano guadagnato tantissimo, si erano arricchite e avevano ridato lustro alla compagnia che le gestiva.
Ora, a distanza di settant’anni da una tragedia immane come quella dell’olocausto degli ebrei, le Nederlandse Spoorwegen decidono di risarcire i parenti delle vittime della Shoah. È stato il responsabile della compagnia NS, Roger Van Boxtel ad annunciare una decisione storica, che lava una macchia indelebile dalla storia dei treni olandesi.
«Una pagina nera della nostra storia e della nostra compagnia – ha detto l’amministratore delegato della compagnia -: non possiamo ignorare il nostro passato». La spinta propulsiva verso questa svolta è stata data da un ex fisioterapista dell’Ajax, una delle squadre di calcio più famose dell’Olanda. Salo Muller ha perso entrambi i genitori nei campi di concentramento di Auschwitz e ha fatto pressioni affinché la compagnia ferroviaria potesse risarcire i familiari delle vittime dell’olocausto.
Di 140mila ebrei che vivevano nei Paesi Bassi, infatti, soltanto poche migliaia sono sopravvissute. Le NS, quindi, si sono rese protagoniste di un vero e proprio sterminio di massa. Le scuse ufficiali della compagnia per quanto avvenuto erano già state formulate nel 2005: seguì una campagna molto capillare sulla realizzazione di monumenti, finanziati dalle ferrovie olandesi, che ricordavano l’Olocausto. Intanto, in Olanda, si è aperta da poco un’altra polemica: secondo l’Associazione dei musei olandesi, ben 42 opere conservate nei principali istituti museali del Paese sarebbero state sottratte a famiglie di ebrei.
Curioso che, mentre ci sono Paesi in Europa che cercano di fare i conti con un passato scomodo, in Italia non si abbia ancora il coraggio, ad esempio, di condannare l’atto di firma delle leggi razziali – ormai 80 anni fa – ad opera del re Vittorio Emanuele III. E che, anzi, un esponente di Casa Savoia sia chiamato a inaugurare una piazza dedicata ai suoi antenati, proprio nel giorno del triste anniversario.