Vittorio Feltri dice che gli africani possono solamente raccogliere i pomodori

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Il pensiero del direttore di Libero nel suo editoriale

Se non facesse discutere non sarebbe Vittorio Feltri. Ed ecco che nel suo editoriale di giovedì 12 settembre, un vero proprio panegirico su Matteo Salvini e la sua politica sull’immigrazione rispetto alla richiesta di porti aperti (anche se chiusi non lo sono mai stati) fatta da Nicola Zingaretti, spunta il classico giudizio basato su stereotipi razziali in merito alle attitudini lavorative degli africani (che, per estensione, diventano la metafora di tutti i migranti sbarcati in Italia, senza considerate che buona parte di loro arrivano dal Medio Oriente) che sono presenti sul territorio italiano.



L’editoriale – e già da questo si capisce molto – si intitola ‘Confini spalancati e cervelli chiusi’. Dopo la critica a Zingaretti racchiusa nel primo paragrafo – tentando di fare ironia con quel «nomen omen» con cui etichetta il segretario del Partito Democratico -, parte con l’esaltazione della politica anti-migranti portata avanti da Matteo Salvini nei 14 mesi di guida del Viminale. Poi l’inciso, nel secondo paragrafo, sulle abilità degli africani.

Feltri e gli africani che possono solo raccogliere i pomodori

«I progressisti si attrezzano per far incazzare i connazionali, riempiendo i loro quartieri, quelli periferici, di africani privi di cultura del lavoro – scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale su Libero – e quindi inadeguati a trovare una occupazione qualsivoglia che non sia quella legata alla raccolta dei pomodori». Il pensiero, discutibile dato che ci sono molte storie di cittadini provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente che si sono impegnati per trovare occupazioni diverse, anche studiando, si conclude con l’inciso sul caporalato de Sud che sfrutta gli esseri umani.



Tutta l’erba un fascio

E questo, a parte l’inciso sul fatto che sia abitudine solamente del Sud (perché di cantieri che sfruttano la manodopera a basso costo ne è pieno anche il Settentrione tanto amato e difeso da Vittorio Feltri) è l’unico aspetto reale di una narrazione ricca di stereotipi basati sulla razza. Perché non si parla di un atteggiamento analogo anche di cittadini italiani: no, si parla solo di africani facendo di tutta l’erba un fascio. Ma è lo stile di Feltri, diranno i cinici.



(foto di copertina: ANSA/MATTEO BAZZI)