L’FBI ha avviato un’indagine per chiarire le fake news su Robert Mueller

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L'uomo era il procuratore speciale che indagava sulle interferenze Russe nelle elezioni presidenziali del 2016

Sarebbero state fake news orchestrate ad arte per screditarlo: questo è ciò che Robert Mueller sostiene a proposito delle accuse di molestie mosse da alcune donne contro di lui. A sostegno della teoria complottista una e-mail pervenuta a diversi organi di stampa e spedita proprio da una delle donne coinvolte. Consegnata al Federal Bureau of Investigation, è stata aperta un’indagine.



Parla una delle donne coinvolte nelle accuse contro Mueller :«Mi hanno pagata per dichiarare il falso»

Nella mail, il mittente sostiene di essere una donna della Florida che ha lavorato negli anni ’70 in uno studio legale con Robert Mueller, il procuratore generale che sta conducendo le indagini sulle influenze Russe nelle elezioni presidenziali. Sostiene che le siano stati offerti 30000 dollari e diversi “benefit” per muovere false accuse di molestie contro Mueller che però, continua la donna, «è sempre stato gentile con me e mai inappropriato». L’email è stata spedita a diversi giornalisti e blogger e una volta giunta alla conoscenza dell’ufficio del procuratore, è stata girata all’FBI con la richiesta di fare ulteriori indagini per scoprire di chi si tratti, chi ci sia dietro alla macchinazione orchestrata ad arte, e se altre donne siano state pagate. Mueller ha infatti sempre respinto le accuse, e questo nuovo sviluppo potrebbe dargli definitivamente ragione.

FBI apre l’indagine per chiarire se si tratti di fake news contro Mueller

Peter Carr, portavoce di Mueller, ha rilasciato una dichiarazione martedì, annunciando che «quando abbiamo appreso la settimana scorsa delle accuse che alle donne veniva offerto denaro per fare false affermazioni sul procuratore speciale, abbiamo immediatamente sottoposto la questione all’FBI per le indagini». Mueller non aveva mai rilasciato particolari dichiarazioni sulle accuse di molestie mosse nei suoi confronti,  salvo che per respingerle cautamente. Si può dire che fosse più interessato a svolgere il suo lavoro con diligenza e attenzione. Mueller si è infatti costruito una reputazione “silenziosa” negli ultimi 17 mesi, dove a parlare sono i risultati: ha infatti ottenuto una condanna penale per l’ex presidente della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort per crimini finanziari, insieme a ammissioni di colpe di diverse persone coinvolte nel Russiagate, tra cui Mike Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, e Rick Gates, ex vice presidente della campagna presidenziale.



I legami tra Rick Gates e la mente del complotto Jack Burman

Contro Robert Mueller avevano parlato diversi Repubblicani del Congresso e Donald Trump in persona, soften end che la sua era una «caccia alle streghe». Il sospetto da chiarire è se effettivamente ci sia lo staff del presidente dietro alle false accuse di molestie, a questo punto orchestrate proprio per screditare l’immagine del procuratore generale durante le indagini. Stando a quanto riportato dal The Guardian, nella email che potrebbe scatenare un polverone alla Casa Bianca, la donna sostiene che dietro alla macchinazione ci sia un conduttore radiofonico, Jack Burkman. Un’ipotesi che secondo il The Guardian ha senso: l’uomo è conosciuto per aver sostenuto diverse teorie di cospirazione in passato e sostiene di essere in diretto contatto con testimoni che proverebbero Mueller come molestatore sessuale. Dopo aver negato di aver mai pagato delle donne per dichiarare il falso, ha annunciato che giovedì terrà una conferenza stampa per difendersi.

A rendere la questione più spinosa sarebbe il legame tra il giornalista radiofonico e l’ex vicepresidente della campagna elettorale di Trump Rick Gates. Burkman avrebbe tenuto un evento per raccogliere fondi per la campagna di Trump in Virginia nel dicembre 2017, a seguito del quale Rick Gates avrebbe registrato un messaggio di ringraziamento: «Jack, grazie per il tuo lavoro, il tuo impegno e la tua dedizione» dice Gates, definito da Burkman «il nostro buon amico Rick». Il giudice dell’inchiesta su Gates una volta entrato in possesso della registrazione gli ha chiesto di chiarire la natura del suo rapporto con Burkman. La riposta degli avvocati di Gates è stata che «conosce Burkman» ma che «non si è mai incontrato fisicamente con lui».

(Credit Immagine di copertina: © James Berglie/ZUMAPRESS.com)