Le autorità italiane a Islamabad sono riuscite a raggiungere Farah, la ragazzina pakistana di 18 anni residente a Verona, che era stata portata in patria dai genitori ed era stata costretta ad abortire. La sua storia era stata raccontata dal quotidiano locale L’Arena. Ora, la giovane è sotto la loro custodia, è stata liberata e – si spera – a breve potrà rientrare in Italia. Secondo fonti bene informate – riportate dall’agenzia Ansa -, la ragazza sarebbe stata ritrovata nella zona di Islamabad grazie a un intervento delle forze di polizia pakistane. La notizia ha trovato conferma a Verona in ambienti vicini alle indagini.
Farah aveva comunicato ai propri compagni di classe quello che le era accaduto. Nel corso dei giorni scorsi, aveva inviato dei messaggi al fidanzato e agli amici per raccontare la propria storia. Da qualche tempo – circa dal mese di gennaio – la ragazza non era rientrata nell’istituto professionale Sanmicheli di Verona, dove stava frequentando l’ultimo anno. Farah aveva anche richiesto un permesso speciale per anticipare l’esame di maturità, perché a ridosso di maggio e giugno sarebbe dovuto nascere il suo bambino che, insieme con il fidanzato, aveva deciso di tenere.
Proprio ieri pomeriggio Farah era riuscita a inviare l’ultimo messaggio al fidanzato di Verona. Anche lui è di origini pakistane, ma è stato adottato da una famiglia veronese ed è cittadino italiano. Nei suoi racconti su WhatsApp fatti alle amiche, Farah aveva raccontato di essere stata costretta a seguire i genitori in Pakistan con l’inganno e che era stata legata per otto ore circa prima di abortire.
Il suo caso ricorda tristemente la tragedia di Sana Cheema, 25enne sempre di origini pakistane che aveva avviato un’attività a Brescia. La donna è stata uccisa dai familiari perché non voleva accettare i matrimoni concordati che le venivano proposti dal padre.