Disoccupate, madri di famiglia, donne in difficoltà economica che scelgono di essere dietro ad una linea hot, spesso mentre i bambini dormono nelle loro camerette.
Quando il telefono squilla, Virginia Rodriguez, 27 anni, non ha bisogno di muoversi. A gambe incrociate sul divano in salotto, preme il pulsante dell’auricolare e stringe le mani sul suo pancione gravido. I suoi amici sono in silenzio e sorseggiano birra con un occhio attento e una
726 MILIONI DI MINUTI DI CHIAMATE – Virginia riassume agli amici riuniti a casa sua gli ultimi quattro minuti di lavoro: “Questa è una normale telefonata, del tipo dimmi come sei, e ti dirò come sono”. Tipica, a quanto pare, di un venerdì alle nove della sera, poco prima di andare a cena fuori, a Casetas, un quartiere popolare alla periferia di Saragozza. Perché è ancora presto, ed è stata solo una chiamata extra. Il lavoro di Virginia si inizia ogni giorno all’alba. Dall’una alle cinque, dal lunedi alla domenica, per un giorno di riposo, a meno che non rientri nelle prime ore del sabato o della domenica, quando la linea erotica raggiunge il punto di saturazione. Virginia, Anna, Lorena, Marta, Soledad, le donne presenti in questa inchiesta di El Pais, sono l’altro lato della linea 803. Il lato oscuro. Sono le voci che sostengono alcuni dei 726 milioni di minuti di utilizzo di linee premium in Spagna, secondo la Comisión del Mercado de las Telecomunicaciones (dati che comprendono altri servizi quali i tarocchi).
SI PUO’ GEMERE E CUCINARE ALLO STESSO TEMPO – Virginia permea ogni cosa con il suo acuto senso dell’umorismo. “L’altro giorno“, dice “con uno abbiamo giocato al mercato. Zucchine, carote, cetrioli … mi chiedeva cosa avessi a portata di mano. Mentre parlavo ansimavo e sospiravo“. Quando questa intervista è stata condotta nel mese di settembre, era in attesa del terzo figlio. Virginia ha scelto di lavorare al turno di notte mentre i bambini dormono e di dormire quando loro sono a scuola. Non le manca certo l’immaginazione, come quando mostra un semplice trucco per ingannare l’ascoltatore: pizzicarsi le guance e muoverle rapidamente, riproducendo il rumore presunto dei genitali femminili. Se i clienti richiedono minzione, versa un bicchiere d’acqua in un altro. E’ così semplice. E mentre parla al telefono, fa di tutto: dipinge, stira, cucina, ordinare la casa o semplicemente si guarda le unghie.
NON AVEVA SCELTA – È cominciato tutto a giugno, poco dopo la separazione dal padre dei suoi figli. Ma non aveva scelta, nessuno voleva dare lavoro a una donna incinta. Conosceva il settore. Aveva lavorato già sei anni per le linee erotiche online. Così il 1 ° giugno, scrutando
MADRI DISOCCUPATE E UOMINI SOLI – Disoccupate, madri con i figli piccoli a carico. Se si dovesse tracciare un identikit delle operatrici di telefoni erotici, sarebbe questo. Spesso sono donne a un bivio: senza lavoro, devono portare avanti una famiglia. Marta Hot è una madre separata, che lavora mentre suo figlio è a scuola. O Soledad, una valenciana con un bambino che ha provato per qualche settimana senza molto successo, a guidare una linea erotica online in proprio. O Lissette Vega, che ha creato la sua linea hot nel 1999, quando era disoccupata e stava divorziando. Ora gestisce un call center con vari servizi, tra cui un residuo di linea erotica. Non esiste un profilo preciso degli utenti delle linee erotiche. Alcuni sono giovani, altri vecchi. Ricchi e poveri. Cittadini o contadini. Ma quasi tutte le intervistate hanno concordato su una parola quando li descrivono: “Soli“. Quasi sempre uomini. Il sesso al telefono è per eterosessuali o omosessuali. In quest’ultimo caso, molte delle richieste appartengono a uomini che non hanno fatto coming out e non hanno alcuna intenzione di farlo, come un impiegato ha spiegato ad Ana, che ha partecipato per un paio di anni alla linea erotica. Ha anche ricevuto telefonate da donne. Poche. Non raggiungono il 10%, calcola la donna: “Le donne sono più romantiche, più morbide, più sottili. Cercano un altro tipo di sesso..”
“SIAMO UNA SOCIETA’ DI GEMITI” – Nessuna, tranne Virginia, ha dato il suo nome.
C’E’ CHI LE CERCA PADRONE – Il telefono squilla. Lorena Corre in camera da letto, si siede sul bordo del letto e riprende: “Sì, sì, ti sento […]. Mi hai detto che lei era rimasta sola sulla spiaggia […]. Ebbene, è quello che ti spetta: lo sai che sei un cornuto? E le pulisci i residui? […]. […]. Perché la colpa è solo tua Antonio. Se non le dai quello che vuole, lei se lo prende fuori di casa. Lo sai che alle belle donne piace grande. E se non glielo puoi dare … [come sempre, si parla di dimensioni]. Addio, un bacio“. Lorena è una dominatrice telefonica, madre di due figli, donna divorziata, 41 anni, un cocktail intrigante di severità e dolcezza. Nasconde il suo vero nome. Ed è difficile dire dove finisce lei e dove comincia la padrona. Dopo aver riagganciato spiega: “A letto con un altro, mi ha appena chiamato per raccontarmelo. Umiliazione pura e semplice“. La sua voce è morbida e dolce, dice che ha trovato la sua vocazione. La sua storia inizia a gennaio, viene da una situazione economica difficile, la ricerca di un lavoro che potrebbe fare da casa mentre si occupa dei bambini. Mentre parla, cammina per impostare il ritmo. Poi qando mostra la sua rabbia ai clienti, si ferma e loro le chiedono se hanno fatto o detto qualcosa che l’ha infastidita. Lavorare da casa e sempre in tacchi. E’ più credibile no?