Pregliasco: «Non rinnego di aver consigliato la mascherina solo ai malati. Ma ora la mettano tutti»

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Le parole del virologo sul caso delle mascherine agli asintomatici

* Intervista a Fabrizio Pregliasco a cura di Max Brod, giornalista e reporter tv



 

 



Dottore anche lei consiglia in questa fase di indossare una mascherina pure se si è asintomatici, come mai questo cambio di direzione nelle ultime ore?

Sicuramente, tutto questo è un suggerimento dal punto di vista della situazione epidemiologica che ci vede in qualche modo potenzialmente – soprattutto in alcune regioni – essere ognuno di noi a rischio di essere magari un asintomatico. Il rischio è che ci sia questa temuta seconda ondata, perché noi con la mitigazione riduciamo quella punta e quella velocità esponenziale che avrebbe avuto la malattia, ma in pratica faremo schivare anche a qualcuno la malattia. 



Perché se io sono asintomatico positivo e metto la mascherina, potrei fare in modo che la persona con cui entro in contatto, non si ammali, giusto?

Esatto, in questo senso

L’indicazione nasce solo per gli asintomatici positivi?

Ma anche i paucisintomatici, con qualche linea di febbre o soggetti in incubazione

La possibilità di una sintomaticità positiva, però, esiste già da fine gennaio con uno studio del The Lancet e poi per tutto febbraio e marzo si è appurata la loro esistenza, come mai solo adesso si consiglia la mascherina?

Beh certo, di fatto c’era sicuramente una difficoltà di utilizzo delle mascherine e questo è sicuramente un elemento che fa decidere nel dire lo facciamo usare a quelli a cui serve di più. Diciamo però che la diffusione che c’è stata e che c’è adesso, e la diffusione ambientale in questo periodo, fa pensare che via via ci potranno essere una quota di ulteriori asintomatici, finita quest’onda. Con la mitigazione, una quota di persone le salveremo dall’infezione però rimarranno ancora suscettibili, e quindi dobbiamo fare in qualche modo che ci sia una continua sorveglianza e controllo. Inoltre in una situazione così stringente dovremmo far mettere le mascherine ai soggetti positivi e se le facciamo mettere solo a loro diventa uno stigma.

Cosa risponde al cittadino semplice che potrebbe dire: se voi non mi avete consigliato le mascherine perché non ce ne sono abbastanza, io ho rischiato in questo periodo di avere una mascherina nel cassetto e non essermela messa perché non me l’avete detto…

No, beh, ma non è stato quello. Non ho detto che perché ce n’erano poche le facciamo usare solo a chi ce l’ha. Diciamo che all’inizio della storia si evidenziava meno l’asintomatico come ruolo effettivo, si è visto poi più avanti; quindi l’elemento iniziale era il sintomatico che “sputazza” come principale diffusore, è lo è, perché uno che spara goccioline nell’ambiente è sicuramente più contagioso di un asintomatico.

Si poteva però pensare di dirlo prima?

Questa malattia è nuova, si sviluppa nel tempo, non possiamo dire: abbiamo sbagliato. Le cose cambiano, le conoscenze aumentano e  gli elementi anche di diffusione oggettivamente ci hanno sommerso soprattutto in Lombardia con una velocità incredibile e quindi l’aggiornamento ci sta, in queste cose.

Visto che sul sito di OMS, ISS e ministero della Salute ancora ci sono le indicazioni sul fatto che devono indossarle solo gli asintomatici, queste indicazioni andrebbero cambiate?

Io la vedo come prospettiva della fase due, quindi nell’organizzazione e nella pianificazione complessiva. Non ci vedo l’emergenza, tra virgolette. Ormai c’è una consapevolezza, la mascherina non cambia le cose, l’elemento importante è l’attenzione. Il lavaggio delle mani è l’elemento maggiormente a rischio rispetto alla possibile contaminazione, perché in fondo quanta gente ci tossisce davanti? Invece è quello che tocchiamo, il punto. Uno tossisce e non lo sappiamo e magari 10 minuti dopo tocchiamo la maniglia che quel soggetto ha toccato.

Lei dice: se facciamo mettere la mascherina agli asintomatici diminuiamo anche la possibilità che si infettino altre persone. Immaginiamo che qualcuno oggi sia andato sul sito dell’ISS, un asintomatico positivo: legge quelle indicazioni, non si mette la mascherina e anche oggi abbiamo fatto un contagiato in più che potevamo evitare?

Ma chi lo sa

Secondo lei è plausibile?

La vedo in un’ottica statistica perché non è che ogni asintomatico infetta ogni giorno una persona

Anche fosse un solo malato in più, dottore, dovremmo pensarci, no?

L’organizzazione necessita di un certo tempo. Non vedo colpe o ritardi, pensiamo a questo aspetto in un’ottica di fase due. L’elemento mascherina è sempre complemento della distanza sociale, del lavaggio delle mani, è quello che s’ha da fare, il resto è d’aiuto: è mettere le bretelle oltre la cintura perché così si tengono meglio i pantaloni

Chi in queste ore legge le sue dichiarazioni può darsi che abbia ricordato di quando a febbraio diceva che la mascherina è utile solo per chi è ammalato…

Non le rinnego assolutamente, ci sta, conosciamo cose, si è sviluppato un quadro epidemiologico diverso

Si è pentito di aver dato a febbraio e marzo indicazioni diverse da oggi?

No, erano le cose che conoscevamo, gli elementi epidemiologici, la necessità. Quindi è l’evoluzione nel tempo di indicazioni sulla base delle questioni che emergono.

Però gli asintomatici positivi si conoscono da fine gennaio…

E vabbè, e allora? E’ la statistica dei contatti, noi abbiamo dato indicazione di distanziamento sociale, la mascherina sono le bretelle oltre alla cintura

Si potevano mettere prima?

No, a mio avviso è evoluto nel tempo. Non ha senso questo elemento di dire la mascherina ci salva la vita, la mascherina migliora la possibilità di ridurre i contagi

Che in qualche modo è salvare la vita a un potenziale contagiato…

Va bene, però è tutto un fatto statistico. C’è un problema organizzativo, c’è il fatto di decidere, il fatto di volerle mettere, il fatto di una comunicazione che sia ragionevole, che non sia una comunicazione che porti al panico ingiustificato quando il messaggio principale è il distanziamento, stare a case e lavarsi le mani.

Lei se la sentirebbe oggi di rassicurare i cittadini sul fatto che la scienza dice la verità a prescindere da quello che comporta, anche se fosse il panico, anche fosse la corsa alle mascherine. Insomma, che la priorità è sempre la verità?

Assolutamente, è la conoscenza allo stato dell’arte e delle evidenze che si susseguono oggi anche con una grande velocità rispetto alla crescita scientifica in generale sulla conoscenza di altre malattie. Si va avanti raccontando sempre la verità.