Ricordiamo che quella a Elisabetta Franchi era un’intervista

Categorie: Attualità, Mass Media

Non si è trattata di una uscita personale sui propri canali social, di un video senza contraddittorio, di un suo intervento a un proprio evento aziendale, ma - appunto - di un'intervista in cui il dibattito sarebbe dovuto essere più serrato

Tempi, tempistiche e notizie. Innanzitutto i primi. L’imprenditrice Elisabetta Franchi, nell’occhio del ciclone per le sue parole sulle donne “Anta” che assume in azienda e fa diventare manager, è intervenuta a un evento organizzato da un importante quotidiano – Il Foglio – il 4 maggio scorso nel quartiere City Life di Milano. Questo evento era rappresentato da una serie di interviste alla presenza anche della ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti e della viceministra alla Cultura Lucia Borgonzoni e puntava ad analizzare quanto e come è cambiato il lavoro femminile nella moda in Italia. La polemica, nonostante l’evento fosse stato trasmesso in diretta sulle pagine di una testata giornalistica, è diventata giornalisticamente rilevante soltanto tre giorni dopo, nel pomeriggio del 7 maggio quando sui social si è iniziato a parlare dell’intervento di Elisabetta Franchi. Insomma, già questo dovrebbe rappresentare un segnale di come funzionano le dinamiche dell’informazione o – meglio – di un certo tipo di informazione (nonostante tra gli attori coinvolti all’evento ci fossero diversi giornalisti).



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Elisabetta Franchi e il suo intervento alla presenza di una giornalista

Ma la cosa che va evidenziata maggiormente è che, a intervistare Elisabetta Franchi, sia stata una giornalista – Fabiana Giacometti – che, in quanto tale, avrebbe potuto sottolineare sin da subito l’incongruenza delle parole – così espresse – dall’imprenditrice. Le avrebbe, per inciso, potuto dare la possibilità di replicare in diretta, evitando così la polemica, e dire quello che, invece, Elisabetta Franchi ha pubblicato sui suoi social network a tempesta scoppiata. Attraverso le sue IG stories, l’imprenditrice ha detto:



«L’80% della mia azienda sono quote rosa di cui: il 75% giovani donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne. Il restante 20% sono uomini di cui il 5% manager. C’è stato un grande fraintendimento per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette. La mia azienda oggi è una realtà quasi completamente al femminile. L’oggetto di discussione dell’evento a cui ho partecipato è la ricerca di Price dal titolo – Donne e Moda – da cui è emerso che nella società odierna le donne non ricoprono cariche importanti. Perché? Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente. Mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta fra famiglia e carriera. Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e carriera è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io».

In diretta, questo concetto sembrava completamente diverso. Il fatto che si trattasse di un’intervista avrebbe potuto permettere un chiarimento rapido. Invece, si è preferito andare avanti come se le parole di Elisabetta Franchi fossero pronunciate in un panel aziendale chiuso, sul proprio canale social, in un video auto-promozionale. Vista anche la presenza di istituzioni nel mondo delle Pari Opportunità e visto il tenore giornalistico dell’evento, alle parole sulle “donne -Anta che hanno già fatto quattro giri di boa”, sarebbe stato opportuno incalzare chiedendo il significato di quella espressione, sollecitando l’intervistata sul fatto che, magari, quelle frasi potevano suonare discriminatorie nei confronti delle giovani madri lavoratrici. O che, per esempio, dire che «dopo due parti cesarei programmati, il giorno dopo ero già a lavorare» non possa essere considerato un modello virtuoso. Insomma, un paio di domande avrebbero potuto evitare il polverone. E avrebbero permesso al mondo del giornalismo di segnare un punto. Occasione persa.