L’uomo che si è fatto sultano, Erdogan in Turchia non ha rivali

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Il presidente turco ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e si prepara a dominare lo scenario politico per diversi anni

La vigilia delle elezioni in Turchia sembravano nascondere qualche scomoda sorpresa per il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. Alla fine non è stato così e non c’è stato nulla di cui stupirsi. Erdogan ha solo fatto l’Erdogan e per i prossimi 7 anni potrà dettare l’agenda politica del suo Paese senza (troppi) pesi e contrappesi.



Dopo essersi cucito addosso una riforma presidenziale nell’aprile del 2017, il neo-eletto Recep potrà governare la Turchia per 22 anni di fila.

L’opposizione ha provato a lanciare timidi segnali di manipolazione delle consultazioni, soprattutto con il leader dell’opposizione Muharram Ince, ma presto ha ceduto di fronte alla vittoria evidente dell’Akp, il partito del nuovo sultano di Turchia che ha ottenuto il 52% dei voti con l’87% dell’affluenza, sancendo così la maggioranza assoluta dei seggi.



Erdogan è capace di apertura e adattamento – ha analizzato Haidar Cakmak, professore di relazioni internazionali all’Università di Ankara – per esempio sa che la laicità è un elemento fondamentale per i turchi e non lo metterà in discussione. Tutta la sua forza viene dai rapporti di comprensione e di affetto che ha con la popolazione. I suoi elettori hanno buona coscienza dei suoi errori politici ed economici, lo amano“.

Se all’interno dell’opposizione, che risulta comunque eterogenea, bisogna trovare un vincitore, quello senza dubbio è il partito filocurdo HDP di Selahettin Demirtas, attualmente in prigione, che con l’11% dei voti è riuscito a superare la soglia del 10% per entrare in parlamento.



Un parlamento che sarà nelle saldi mani di Erdogan. Cosa farà Recep? “Per non frustrare troppo gli oppositori ed evitare reazioni violente – ha commentato Ali Bakeer, politologo vicino all’Akp – che possano rovesciare il tavolo, il presidente potrebbe nominarne qualcuno a dei posti di responsabilità, per le loro competenze“.

Quelle del giugno 2018 sono state elezioni anticipate, pensate da Erdogan per passare all’incasso subito senza aspettare un altro anno, viste anche le grandi difficoltà economiche della lira turca. Dopo un primo momento di paura con le opposizioni speranzose di arrivare al ballottaggio, ora il sultano potenziale si è trasformato in sultano reale. I prossimi 7 anni sono un primo, grande banco di prova.

(Foto credits: Ansa)