Scandalo Csm, anche Grasso si dimette

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Non era d'accordo sulle mancate dimissioni dei membri coinvolti nell'inchiesta

Una seduta complessa, quella dell’Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe di cui Pasquale Grasso era presidente fino a questa mattina. Il numero uno del sindacato, infatti, ha rassegnato le proprie dimissioni in seguito alla gestione dello scandalo Csm e delle iniziative troppo morbide che sono state prese dall’organo indipendente della magistratura nei confronti delle persone coinvolte nell’inchiesta partita dalle accuse di corruzione per Luca Palamara e che sta arrivando a indagare i rapporti tra giudici e politica nell’ambito delle nomine alle varie procure.



Dimissioni Grasso dopo lo scandalo Csm

Pasquale Grasso ha scelto un modo piuttosto teatrale di dare il proprio addio al sindacato: «Ho rispetto per voi – ha detto – molto di più di quanto voi ne abbiate per me». E, citando Pasolini, ha anche affermato: «I moralisti dicono no agli altri, l’uomo morale dice no a se stesso».

Pasquale Grasso si è dimesso in profondo disaccordo con i suoi colleghi giudici. Secondo lui, i membri del Csm coinvolti nell’indagine si sarebbero dovuti dimettere immediatamente e non si sarebbero dovuti autosospendere in attesa di essere richiamati a svolgere il proprio lavoro. Una posizione, quest’ultima, condivisa da Magistratura Indipendente, la corrente di destra dell’Anm di cui lo stesso Pasquale Grasso aveva fatto parte.



Il caos nella magistratura

Le dimissioni di Pasquale Grasso non sono le uniche della giornata. Anche il segretario della corrente Magistratura Indipendente, infatti, si è dimesso: Antonello Racanelli ha lasciato il proprio gruppo sempre in seguito allo strascico delle polemiche di questi giorni sulla gestione della situazione.

Nei giorni scorsi, dopo le intercettazioni emerse, i giudici del Csm coinvolti nella vicenda si sono dimessi (dopo il primo periodo dell’autosospensione) e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato le nuove elezioni per il 6 e 7 ottobre, in modo tale da poter sostituire i membri dell’organo di autogoverno della magistratura al più presto.



FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI