Vi ricordate lo streaming, il Parlamento come una scatoletta di tonno e tutte quelle belle cose? Bene, cestinatele. Dopo aver messo in croce per anni la politica italiana con la trasparenza, la diretta sui social network e sulle piattaforme online, il Movimento 5 Stelle le abbandona definitivamente in una primaverile giornata di aprile, dopo un pranzo forse un po’ pesante.
Luigi Di Maio, all’uscita dal ristorante nei pressi di Montecitorio dove si è seduto il 18 aprile 2018, ha detto ai giornalisti che gli chiedevano di una possibile intesa con il Partito Democratico: «Le intese non si fanno davanti alle telecamere». Dopo aver – di fatto – chiuso a Maria Elisabetta Alberti Casellati con una diretta lampo su Facebook, spiegando che il governo del cambiamento passerà soltanto dai punti programmatici del Movimento 5 Stelle, Di Maio sembra stia già guardando al Partito Democratico.
Quello stesso Partito Democratico che nel 2013 aveva accettato il compromesso di parlare con i neo-eletti grillini soltanto in diretta streaming, con Roberta Lombardi e Vito Crimi che sottoposero Pierluigi Bersani a un’umiliazione ingenerosa, citando il salotto di Ballarò. Ora, vista la posizione di Matteo Renzi sui caminetti e sull’impossibilità di concedere altro spazio a questo tipo di politica del dietro le quinte, bisognerà vedere quale delle due innovazioni prevarrà.
Del resto, l’ex presidente del Consiglio ricorderà senz’altro il suo faccia a faccia in diretta web con lo stesso Beppe Grillo. In quei concitati momenti, Renzi consigliò al comico di «uscire dal blog, uscire dallo streaming». Fu vero profeta. Il Movimento 5 Stelle sembra aver rinunciato completamente a qualsiasi tipo di operazione trasparenza, come dimostrato in questi giorni anche dal cambio di rotta sui programmi elettorali. La normalizzazione.