La grande montagna del Viminale ha prodotto un topolino. La riunione straordinaria dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, svoltasi con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il capo della Polizia, i vertici dello sport italiano e il ministro Matteo Salvini era accompagnata da grandi aspettative per tentare di fornire alcune linee guida sulle reazioni che lo Stato – e il mondo del calcio – ha intenzione di adottare sul tema della violenza legata al pallone. Fisica, come nel più recente esempio degli incidenti prima di Inter-Napoli, e verbale, testimoniata anche dai recenti cori discriminatori nei confronti del difensore partenopeo Kalidou Koulibaly. Ma da questo incontro attesissimo non è scaturito praticamente nulla, se non la presa di posizione del leader della Lega che ha – di fatto – scelto la via della ‘sanatoria’ nei confronti dei ‘buuu’ razzisti negli stadi.
E questo movimentato – a parole – immobilismo è stato evidenziato anche dal presidente dell’AIC (Associazione Italia Calciatori) Damiano Tommasi, che si è detto deluso di ciò che è venuto fuori – in termini di proposte concrete – dal maxi-incontro di lunedì sera. «Pensavo ci fosse un maggiore confronto, più chiaro e più netto – ha detto l’ex centrocampista della Roma, fra le tante squadre in cui ha militato, in un’intervista rilasciata a La Repubblica. – Non sono state così tante le novità di cui si è parlato».
La violenza fuori dagli stadi è un tema che va solo a tangere le effettive responsabilità oggettive delle società, mentre quella sui cori razzisti – salomonicamente declassati da Salvini a cori ‘sconvenienti’ – è un fattore che non può essere sottovalutato, nonostante le spallucce fatte dal ministro dell’Interno. «Capisco che sia più complicato intervenire – ha spiegato Damiano Tommasi -, ma credo che non ci sia il minimo dubbio che si debba trovare una soluzione. A uscire non deve essere chi ha subìto il fallo, ma chi lo fa».
La Uefa e la Fifa hanno già rimproverato l’Italia del calcio dopo gli episodi nei confronti di Koulibaly, ricordando come esistano delle norme e dei protocolli che impongono la sospensione di una partita in presenza di cori razzisti e discriminatori. Un clima di odio da Stadio che non è nato di recente, ma sembra essere connaturato nel genoma dei tifosi italiani. E per bloccare tutto ciò, dall’incontro tra Salvini, Giorgetti, il capo della Polizia e i vertici del calcio italiano è emersa la possibilità che sia lo stesso pubblico a dissuadere i razzisti, ma su questa eventualità Damiano Tommasi è chiarissimo: «Se vado allo stadio devo poter vedere la partita, non educare i tifosi violenti, maleducati o razzisti».
(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)