Cos’è il conflitto interpersonale e come superarlo

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Secondo la psicologa

 



Il conflitto interpersonale è un potente motore di conoscenza!

Il conflitto interpersonale può essere genericamente definito come un evento relazionale caratterizzato dalla divergenza di interessi, obiettivi, bisogni o punti di vista tra due o più persone, detti “attori”.



Solitamente si pensa al conflitto come a un elemento perturbatore esterno che irrompe all’interno di una situazione relazionale in modo improvviso, rompendo gli equilibri preesistenti e creando tensione.

Alcuni autori (Cosi, Romualdi, 2010), invece, sottolineano la funzione rivelatrice del conflitto: Il conflitto non è la causa del problema ma il sintomo che rivela l’esistenza di un problema. Si sviluppa all’interno di una situazione già vacillante, o comunque compromessa, richiamando l’attenzione su ciò che non funziona. L’ufficio, il gruppo o la coppia ricorrono al conflitto per mettere in scena le loro difficoltà e ripristinare stabilità e chiarezza.



In quest’ottica, i bisogni insoddisfatti possono essere considerati la motivazione profonda alla base dei conflitti umani, per cui la loro individuazione permette di far emergere il nucleo latente del conflitto stesso. E’, dunque, fondamentale comprendere cosa si cela dietro la superficie di un conflitto: quali bisogni inespressi? quali intenzioni celate? quali richieste?

Esistono diverse tipologie di conflitto (Giommi, 2002):

Esistono diversi livelli di conflitto che vanno dal semplice disaccordo allo scontro violento.

Glasl (1997) ha teorizzato il modello di escalation del conflitto in nove stadi, caratterizzato da un crescendo di intensità emotiva e di aggressività verbale e/o comportamentale.

Inizialmente, di fronte a un disaccordo può essere presente la speranza di trovare una soluzione di mutuo beneficio. Prevale la cooperazione sullo scontro.

La frustrazione derivante dal non riuscire a trovare un accordo porta, via via, ad abbandonare l’idea della cooperazione in favore della contrapposizione: gli “attori” tendono a difendere la propria posizione ignorando le ragioni dell’altro. Il focus non è più trovare una soluzione ma avere la meglio (minaccia, ultimatum).

Gli ultimi stadi dell’escalation sono caratterizzati da un unico obiettivo: danneggiare l’altro (coercizione, violenza), anche se ciò comporta un margine di sofferenza per se stessi.

L’escalation si innesca:

1quando uno o entrambi gli “attori” percepiscono le affermazioni e i comportamenti altrui come una minaccia al proprio Sé (per esempio, disconferma o indifferenza). Ciò determina chiusure e irrigidimenti difensivi.

2quando c’è una sovrastima della “posta in gioco”.

3quando gli atteggiamenti difensivi dell’altro sono vissuti come un attacco, innescando una spirale di reciprocità negativa.

Gli stadi di escalation non hanno un andamento lineare e ad ogni livello è possibile un cambiamento di direzione, un salto o uno stallo. E’ molto importante imparare a disinnescare l’escalation affinché il conflitto non si cronicizzi.

Quali soluzioni si adottano comunemente per risolvere un conflitto?

Il conflitto non deve necessariamente presentarsi mediante la logica “vincitore-vinto”, né portare sempre ad una conclusione distruttiva per gli attori in causa o per la loro relazione.

Gli individui, essendo agenti attivi all’interno del proprio ambiente sociale e relazionale, possono scegliere come gestire le loro relazioni e quali insegnamenti trarre dalle situazioni (Bandura, 2001).

Thomas Gordon sostiene, infatti, che il fulcro del problema non riguarda l’esistenza dei conflitti in sé, bensì il numero di conflitti non risolti o gestiti in modo inadeguato.

Se ci si adopera soltanto per ripristinare la quiete, senza impegnarsi realmente per un cambiamento, le motivazioni che hanno prodotto il conflitto torneranno a galla, portando nuovi scontri e creando nuova distanza.

Perché si dice che il conflitto può diventare una risorsa? Alla luce di quanto detto finora, il conflitto interpersonale può essere considerato un potente motore di conoscenza. Costituisce, infatti, un’occasione privilegiata per apprendere e comprendere i bisogni, i diritti, i desideri, gli obiettivi propri e altrui. Conoscere meglio se stessi e gli altri, la propria e l’altrui natura, accresce l’autenticità delle nostre relazioni creando nuovi equilibri più rispondenti alle necessità di ciascuno.

Occorrono, tuttavia, molta perseveranza, impegno e responsabilità per disinnescare i meccanismi distruttivi che si legano al conflitto e ristabilire, così, quel clima neutrale idoneo alla collaborazione.

Se sei interessato/a a conoscere le strategie più adeguate per gestire un conflitto, scrivilo nei commenti o invia una email!

Alessia Leotta  è una collaboratrice sul sito Miss Strawberry Fields.

Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità all’Università La Sapienza di Roma e iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (n°11884). Nel 2012 ho collaborato con il Mensile “Ragazza Moderna” per la rubrica dei professionisti “S.O.S.”. Nello stesso anno, sono stata invitata a partecipare a un esperimento in vivo, “Aperitivo con lo Psicologo”, per la rivista “Cosmopolitan” (Italia). Il mio obiettivo sarà quello di offrire spunti di riflessione su tematiche di psicologia ad ampio spettro, facendo incontrare, così, due mie grandi passioni: la Psicologia e la Scrittura. E per rendere tutto più dinamico, vi aspetto numerosi e attivi con domande, chiarimenti e curiosità!