La guida definitiva a ChatGPT, ovvero come l’AI (non) scriverà per noi

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Si tratta di un progetto che, ormai, è stato utilizzato a livello molto diffuso per produrre testi e per arricchire di contenuti scritti qualsiasi tipo di delivery. Anche i giornali online

ChatGPT è uno strumento di cui, oggi, si sta facendo un gran parlare. Non c’è forum di SEO strategist o di SEO specialist che non contenga un riferimento a questo modello, non c’è blogger o influencer che – grazie anche alla possibilità di accedervi gratuitamente – non l’abbia già provato. Lo scopo di ChatGPT è quello di produrre dei contenuti attraverso l’intelligenza artificiale, che siano testi complessi o che siano codici o pezzi di programma. La capacità di utilizzare più lingue, la forza nell’individuare più stili, la lunghezza dei suoi contenuti: sono tutti elementi che rendono ChatGPT particolarmente attrattivo, soprattutto per chi si occupa di progetti digitali. Proviamo a capire cos’è ChatGPT e come funziona.



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Cos’è ChatGPT e come funziona: di che famiglia fa parte questo strumento?

ChatGPT fa parte della famiglia di Generative Pre-Training 3: si tratta di uno strumento di OpenAI (una organizzazione senza scopo di lucro fondata, tra gli altri, da Elon Musk, che stringe partnership anche con grandi companies Big Tech) che si basa sul cosiddetto deep learning. L’intelligenza artificiale, infatti, si basa su modelli umani per migliorare i propri prodotti, per arricchirli, per renderli più simili a un testo scritto da un autore in carne e ossa. Inoltre, questo strumento si serve anche di un rinforzo umano: alcuni supervisori hanno allenato l’intelligenza artificiale a offrire delle risposte più confacenti alle domande con cui il sistema veniva interrogato. Sicuramente ChatGPT è lo strumento di GPT-3 più avanzato che sia mai stato prodotto, superando in tutto e per tutto i precedenti strumenti di intelligenza artificiale in grado di realizzare testi (si pensi, ad esempio, a text-davinci e alle sue varie versioni). Rispetto a quanto realizzato fino a questo momento, ChatGPT si distingue sia per la lunghezza delle risposte fornite, sia per la loro capacità di essere aderenti alle domande che vengono poste. La combinazione vincente è data anche dal fatto di aver unito i suggerimenti del rinforzo umano con i risultati di Instruct GPT, che è appunto l’ultima versione di GPT-3 di Open AI.



L’utente può servirsi di ChatGPT in maniera decisamente intuitiva: basta inserire, all’interno di una sorta di barra di ricerca, gli elementi utili all’intelligenza artificiale per realizzare il testo richiesto. In pochissimo tempo (si parla di un delta variabile tra i 5-6 secondi e i 20-30 secondi, a seconda della lunghezza o del flusso di utenti presenti sulla piattaforma), l’intelligenza artificiale restituirà il testo richiesto, sia esso una ricetta, un articolo di giornale, una porzione di codice. Tra l’altro, più conversazioni sviluppa con gli utenti, più ChatGPT affinerà le sue tecniche di produzione testuale. Non ultima considerazione: ChatGTP è assolutamente gratuito e, anche per questo, rappresenta sicuramente un elemento attrattivo per gli utenti. Che, a quanto pare, hanno visto in questo strumento una possibilità per ottenere contenuti in poco tempo per il proprio progetto editoriale.

Pro e contro di ChatGPT

Come vedremo nel corso dell’approfondimento di Giornalettismo di oggi, non mancano degli errori o delle incongruenze nei testi prodotti da ChatGPT che, quindi, non può assolutamente essere considerato una sorta di Bibbia infallibile. Le risposte, a volte, non sono aggiornate oppure presentano degli aspetti grammaticali non propriamente corretti, soprattutto dal punto di vista della sintassi. Per questo è opportuno guardarsi da un utilizzo troppo professionalizzato di ChatGPT: non è la risposta a tutti i problemi dell’editoria, anzi – a lungo andare – potrebbe essere un ulteriore elemento che incrementa confusione nella divulgazione di contenuti non perfettamente verificati.



L’avventura di ChatGPT è iniziata il 30 novembre 2022, quando è stato ufficialmente lanciato e quando il pubblico ha avuto la possibilità di utilizzarlo per la prima volta. Da quel momento in poi, in un crescendo rossiniano, gli utenti di ChatGPT sono aumentati e, in questo modo, hanno in qualche modo aiutato lo sviluppo del sistema di intelligenza artificiale che sta alla base dello strumento. Nonostante questo, gli eventi di cui ChatGPT è a conoscenza e che si sono verificati dopo il 2021 sono davvero pochi: la fase di sviluppo, infatti, ha previsto un limite cronologico proprio nell’anno precedente rispetto al suo lancio. Va da sé che interrogare ChatGPT sulla morte di Benedetto XVI potrebbe essere controproducente e permettere la diffusione di testi non veritieri o non aggiornati.

Da quando è stato utilizzato per la prima volta, ChatGPT ha subito attirato l’attenzione di esperti internazionali: da quelli che si dicono preoccupati per i suoi possibili impieghi in ambito accademico, fino a quelli che ne analizzano il potenziale nel mondo del giornalismo. Molto più etico potrebbe essere il suo utilizzo nei servizi di ChatBOT, che devono fornire delle risposte automatiche agli utenti su testi pre-costituiti (come regolamenti o come policies di utilizzo di determinati servizi: si pensi alle istruzioni per raggiungere un luogo specifico o per far funzionare un televisore). Assolutamente da evitare è l’utilizzo di ChatGPT per la scrittura di mail di phishing: uno degli strumenti che, fino a questo momento, avevamo per riconoscere una falsa comunicazione via mail era proprio la scarsa accuratezza del corpo del testo della mail stessa. Con ChatGPT questa scarsa accuratezza viene praticamente annullata: sarà molto più facile, dunque, ricevere messaggi di phishing in italiano impeccabile, aumentando così il rischio di cadere nella rete.