«Ci hanno insultati e presi a calci e pugni», coppia gay aggredita in centro a Roma

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L'episodio tra venerdì e sabato

«Ci hanno aggredito con calci e pugni». «Erano dieci ventenni, avevano già colpito una ragazza». È quanto racconta una coppia gay che due giorni fa, tra venerdì e sabato, è stata aggredita da un branco a Roma, a Trastevere, fuori da un locale. Vittime dell’aggressione due trentenni, Marco e Federico, fidanzati da quasi un anno. Dopo aver trascorso una serata con amici, sono stati accerchiati e colpiti da un branco con violenza, costretti a chiamare la polizia e a farsi curare in ospedale. Un referto medico ha evidenziato varie escoriazioni e un orecchio perforati.



Coppia gay aggredita a Roma, a Trastevere: il racconto

Marco e Federico si erano incamminati su via della Renella, quando hanno percepito alle loro spalle il chiacchiericcio di un gruppo di giovani che cercava un pretesto per litigare. Subito dopo le botte. Repubblica Roma, in un articolo a firma di Maria Elena Vincenzi, riporta oggi loro racconto delle due vittime:

«Frocetti, che fate? Ve baciate? », gli gridano da dietro. Marco e Federico non voglio rogne, capiscono che quei ragazzi, all’incirca una decina e tutti sui vent’anni, cercano un pretesto per litigare.
«In un attimo, senza nemmeno accorgermene, mi hanno colpito a un orecchio – spiega Marco – Sono caduto a terra e ho preso qualche calcio. A quel punto, Federico ha cercato di difendermi e si sono accaniti su di lui. Con calci e pugni. Tanto che appena mi sono ripreso dallo shock di quell’aggressione inaspettata, mi sono lanciato nella mischia cercando di tirare fuori il mio compagno. “Ma che fate? Vi rendete conto che così me lo ammazzate?” gridavo disperato. E quando sono riuscito a riprendere Federico, se ne sono andati».



I due ragazzi, dopo aver avvertito gli amici, hanno scoperto che quella stessa banda poco prima aveva aggredito anche un’altra coppia di fidanzati mandando la ragazza al pronto soccorso con il setto nasale rotto. Marco e Federico hanno prima denunciato l’accaduto in ospedale poi alle forze dell’ordine. Marco dice di ricordare bene i volti e perfino gli indumenti degli aggressori e di essere intenzionato ad andare fino in fondo «non perché voglio che vengano puniti» – dice – ma perché «vengano educati». «Questa è gente ignorante, che non conosce il rispetto. Gli insulti che ci hanno rivolto erano omofobi, ma io credo, che prima ancora di quello, sia un problema di educazione».

(Foto Zumapress da archivio Ansa. Credit immagine: Anton Velikzhanin via ZUMA Wire)