Il contratto M5S-Lega scricchiola sulle sanzioni alla Russia e sul Medio Oriente

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Il governo vorrebbe togliere le sanzioni a parole, ma non c'è corrispondenza nei fatti

In questi giorni, per quanto riguarda le mosse del governo M5S-Lega, stiamo notando una preoccupante tendenza. La differenza, cioè, di quello che c’è scritto sul contratto che i due partiti hanno firmato e delle loro azioni sugli stessi punti di quello stesso documento. Lasciamo per un attimo da parte reddito di cittadinanza e flat tax e concentriamoci su alcune misure in politica estera. Pensiamo, ad esempio, alle sanzioni alla Russia.



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Contratto Russia, cosa dice l’accordo Lega-M5S

Nella giornata di oggi si è registrata l’ennesima contraddizione su questo punto da parte dell’esecutivo. Già nel corso del consiglio europeo del 28 e 29 giugno, mentre Giuseppe Conte mostrava a tutti la sua perizia nella stesura dei documenti dal valore legale, l’Italia ha contribuito ad approvare per altri sei mesi le sanzioni a Mosca, in seguito alla violazione degli accordi di Minsk nell’ambito delle vicende dell’annessione della Crimea e del caso dell’aereo Malaysia Airlines 17 abbattuto in Ucraina.

Contratto Russia, la domanda di Laura Boldrini a Enzo Moavero Milanesi

Oggi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – nell’ambito di una sua intervista a La Stampa – ha detto che l’alleanza di riferimento dell’Italia è sempre quella atlantica, mentre sulla Russia bisogna puntare a risolvere le controversie in atto. Discorso sostanzialmente ribadito anche da Enzo Moavero Milanesi commissioni congiunte Esteri di Camera e Senato, dopo la sollecitazione di Laura Boldrini.



Il governo sembra non avere chiaro il concetto di sanzioni internazionali, confondendo la violazione del diritto di uno Stato con le conseguenze economiche per «la società civile russa». La ex presidente della Camera ha sollecitato il ministro degli Esteri su un punto ben preciso: «A che punto siamo con il rispetto degli accordi di Minsk – è la sostanza del discorso -? La Russia merita di avere le sanzioni o meno?». Non un messaggio di natura economica come quello che Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte puntano a far passare, attraverso il loro incessante bombardamento mediatico, ma una vera e propria questione di metodo.

E il governo non è sembrato preparato ad affrontarla: nel contratto la rimozione delle sanzioni alla Russia resta, così come restano le stesse sanzioni alla Russia. Rappresentazione da un lato, realtà dall’altro.



Non solo il contratto Russia, le richieste sul Medio Oriente

Discorso analogo per il Medio Oriente. In una delle fasi più delicate per la storia di Israele e della Palestina, nessun rappresentante del governo ha espresso un concetto organico sulla questione. Anche su questo punto il ministro Moavero è stato interpellato: «Possibile che l’esecutivo non abbia espresso una sola parola – ha detto Laura Boldrini – sul provocatorio trasferimento, voluto dal presidente Donald Trump dell’ambasciata israeliana a Gerusalemme?». Questo silenzio sa tanto di resa e di rinuncia a giocare un ruolo fondamentale nell’area. Con buona pace del contratto.

FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI