Nella giornata di ieri, il giudizio unanime degli osservatori della situazione libica andava in questa direzione: l’Italia aveva tentato il colpo diplomatico portando a Roma sia Haftar, sia Sarraj – i due protagonisti in lotta nello scacchiere della Libia, il primo non riconosciuto dalla comunità internazionale, il secondo sì -, ma questo stesso atto è fallito a causa di un piccolo incidente diplomatico con il premier libico Sarraj che, venendo a conoscenza all’ultimo della presenza del generale Haftar a Palazzo Chigi (ricevuto prima di lui) ha declinato l’invito.
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Secondo il Fatto Quotidiano – giornale molto informato sulle vicende di Palazzo Chigi da quando il presidente del Consiglio è Giuseppe Conte -, la rinuncia al colloquio da parte di Sarraj è stata frutto di un’azione di disturbo portata avanti dal presidente francese Emmanuel Macron, primo interlocutore di Haftar in Europa e attualmente isolato dagli altri partner europei sulla visione della situazione libica.
Se Giuseppe Conte, Angela Merkel e il resto dell’Unione Europea, infatti, sono schierati per il riconoscimento di Sarraj, Macron è l’unico che ha affidato credibilità sin dal primo momento al generale Haftar, di stanza a Bengasi. Secondo il Fatto Quotidiano, dunque, il tentativo di Giuseppe Conte, con il benestare della Merkel, di provare la via del dialogo anche con Haftar avrebbe infastidito lo stesso Macron che, a quel punto, sarebbe intervenuto in prima persona per bloccare l’incontro con Sarraj.
Addirittura, martedì il presidente francese sarebbe intervenuto in prima persona per bloccare l’aereo messo a disposizione di Sarraj dalla diplomazia italiana per trasportarlo da Tripoli a Bruxelles, dove avrebbe dovuto partecipare a un incontro con Josep Borrell, Alto rappresentante della politica estera dell’UE, erede della carica di Federica Mogherini. Sarraj non è salito su quell’aereo e ha preferito recarsi a Bruxelles in maniera indipendente. Partirebbe proprio da questa azione di disturbo di Macron l’inconveniente del giorno successivo, mercoledì, quando il premier libico – atteso a Palazzo Chigi – non si è presentato a Roma, ma ha fatto ritorno direttamente a Tripoli dove, per alcune ore, si sono diffuse voci incontrollate di un suo presunto rapimento, poi puntualmente smentito dalle autorità ufficiali libiche.