Come creare un canale tv in proprio

Categorie: Attualità

Con l'arrivo del digitale terrestre le emittenti nazionali in possesso di un mux possono concedere parte della propria banda in capacità trasmissiva a soggetti terzi. Pagando un affitto annuale si può coprire una regione o l'intero paese con i propri contenuti

“Basta, da oggi produco una mia televisione“. Quante volte si è sentita questa frase pronunciata in genere con audacia ad una tavolata tra amici magari alle prese con una pizza ed una birra?



POSSIBILITA’ PER TUTTI – Perché nonostante si possa pensare che il sistema radio-televisivo italiano sia in mano ai “soliti noti”, è possibile trasmettere nell’etere regionale -o anche nazionale- a patto che nel luogo in cui sceglierete di trasmettere via sia banda libera. Quindi, con un minimo di spirito imprenditoriale, si potrebbe addirittura dare vita alla propria rete con una programmazione, uno studio e perché no, anche un talk-show. Stupiti, vero? La questione è tornata d’attualità grazie alla politica ed in particolar modo al MoVimento Cinque Stelle, vittima di un crollo dei consensi rispetto alle elezioni politiche di fine febbraio.



L’IDEA DI UN MILITANTE – Nelle pagine del blog di Beppe Grillo e nei vari gruppi di Facebook più di un militante ha chiesto se forse è arrivato il momento di “modificare” l’approccio comunicativo del MoVimento cambiando in primis il rapporto con la stampa e, successivamente, agire con un impatto netto nei confronti dell’opinione pubblica. Basta web, basta meet-up, visto che con questi non si riesce a sfondare per davvero. Nello specifico un anonimo ha chiesto di usare i 42 milioni del rimborso elettorale per la nascita di una tv. Evidentemente costui non ritiene più efficace l’uso de “La Cosa”, la web-tv del MoVimento. Ripetiamo, non si tratta della posizione dei membri della creatura di Beppe Grillo ma solo di un suggerimento tra i tanti piovuti in rete nelle ore immediatamente successive al risultato elettorale.



COSA OFFRE IL MERCATO – Ma poniamo caso che questo possa essere messo in pratica. Creiamo una televisione ex-novo. Come si fa? Ed il discorso non vale solo per il MoVimento ma per tutti coloro che vorrebbero sfondare nel mondo della comunicazione televisiva con la speranza di fare qualche soldo con la pubblicità. Per spiegare bene di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e più precisamente al 2007, ovvero quando l’Agcom, come spiega Key4biz, aveva approvato il disciplinare per la cessione del 40 per cento della capacità televisiva da parte dei soggetti concessionari, ovvero Rai (1 mux), Mediaset (2 mux), Telecom (2 mux). Costoro avevano a disposizione 9,5 Mbt / secondo di banda.

LA BANDA DISPONIBILE – Di questi era predisposto solo per il regionale il mux Mbone-Telecom. Così facendo l’Agcom avrebbe dato una possibilità anche alle emittenti nazionali desiderose di completare la copertura della propria rete ed a quelle locali che non dispongono d’impianti editoriali. Key4biz conferma poi che la Rai ha messo a disposizione solo il Mux 2 in quanto l’1 è riservato al servizio pubblico. Al 2008 il Mux 2 raggiungeva solo il 70 per cento della popolazione e sarebbe stata affittata una banda di 9,34 Mbit/s su 23,47 totali. Mediaset, invece, avrebbe ceduto il 40% dei Mux 1 e 2: 9,64 Mbit/s su 24,1 totali.

IL SERVIZIO CONTO TERZI – Non ci sono poi solo i “grandi nomi”. Ad esempio nel mercato del digitale terrestre esistono altri nomi detentori di concessioni che in realtà non sono minimamente interessati alla trasmissione ma “affittano” al miglior offerente. Parliamo ad esempio di Tivuitalia, società del gruppo Screen Service Broadcasting Technologies S.p.A., che nel suo sito specifica di essere un operatore di rete che affitta capacità trasmissiva della sua rete di diffusione. In sostanza loro ci mettono l’infrastruttura. Il cliente, invece, il contenuto. E tra i clienti di Tivuitalia spicca Sportitalia, ospitata con i suoi tre canali corrispondenti alla posizione 60, 61, 62 del telecomando. Come segnalato da Italia in Digitale, Sportitalia ha poi abbandonato il 5 giugno 2012 Tivuitalia migrando i suoi tre canali sul Mux Timb2 di Telecom Italia Media perché in grado di garantire una maggiore copertura, con lo sbarco avvenuto il 7 dicembre 2011 per sportitalia 1 e 2 mentre Sportitalia 24 è nata il 14 dicembre.

I COSTI PER MEDIASET – L’accordo, della durata di quattro anni, ha un valore complessivo di 8 milioni annuo ed è composto da un minimo garantito di 4,5 ilioni ed una parte variabile corrispondente alla copertura raggiunta dal contratto. Segno che è possibile. E non fatevi spaventare dalla cifra, del resto parliamo di un’emittente nazionale. Elettronica Industriale, società del gruppo Mediaset che si occupa di concedere la capacità trasmissiva, questo il nome tecnico dell’affitto del segnale digitale, aggiunge poi che il contratto dura cinque anni ed è a copertura nazionale (ricordiamo che il mux regionale è quello di Telecom). Il costo, al netto dell’Iva, di ogni Mbit per abitante ad una copertura dell’80 per cento è di 1,5 centesimi di euro, e questo sale fino a 2,5 nel caso di una copertura al 95. Qualora si scelga di stipulare un accordo della durata di sei anni, ecco che viene previsto uno sconto del 4 per cento.

COSA OFFRE LA RAI – La Rai invece per una copertura nazionale chiede, al netto dell’Iva, un corrispettivo di 1,88 centesimi di euro per abitante raggiunto se la frequenza ha una copertura dell’80 per cento e si arriva a 2,47 euro qualora si raggiunga il 90. A differenza di Mediaset vengono però proposti sconti corposi. Parliamo del 13 per cento della tariffa per capacità pari ad almeno 2 mbps, del 22% per almeno 3 mbps, del 25% per almeno 4 mbps e fino al raggiungimento dell’80% di copertura, alla tariffa associata alla capacità trasmissiva usufruita verrà applicato uno sconto del 30%. Il meccanismo sembra in effetti molto semplice, forse pure troppo. Infatti l’inghippo sta altrove e Millecanali ce lo illustra nel contenuto del regolamento 2007 emanato dall’Agcom, che stabilisce le tariffe praticate.

LE CONDIZIONI AGCOM – Le tariffe non possono essere inferiori a 0,01 e superiori a 0,016 per un megabit per abitante e queste  sono soggette ad aggiornamento annuale in base agli indici Istat. Coloro che vogliono realizzare un canale in “affitto” comunicano la propria manifestazione di interesse alla Agcom indicando l’operatore di rete, la capacità trasmissiva richiesta e l’area territoriale di interesse. La capacità trasmissiva non può essere offerta a fornitori di contenuti nazionali che siano controllati da operatori di rete televisiva nazionale o che siano ad essi collegati. Inoltre sempre l’Agcom definisce quelle che sono le condizioni che deve rispettare chi fornisce la capacità trasmissiva con tanto di comunicazione dei mbit impiegati ed il costo degli stessi.

IL TARIFFARIO TI – Telecom Italia poi ci dà una mano per capire quanto costino le frequenze regionali, essendo l’unica azienda delle tre “mammasantissima” a garantire questo servizio. Le cifre in questo caso sono espresse in milioni di euro e si parla di 1.950.000 euro per un anno per una copertura nazionale all’87,25 per cento per una capacità disponibile fino a 3,94 Mbit. Questi prezzo era valido per contratti stipulati entro il 31 dicembre 2008 ma come vedremo la realtà ad oggi non sembra poi così differente. Per quanto riguarda invece i canali regionali, la capacità di banda è di 3 mbit con codifica Mpeg2 double pass con riduzione del rumore main profile.

SPAZIO ALLE REGIONI – Il servizio prevede la trasmissione, da parte del soggetto terzo, dei contenuti da diffondere sulla rete di distribuzione digitale presso la sede del Re-Mux Regionale di TIMB competente per ciascun territorio. Nello specifico anche queste tariffe si riferivano fino al 31 dicembre 2008 e comunque non oltre lo switch-off delle varie regioni. Questo ci aiuta però ad avere un chiaro termine di paragone con quanto è stato fino ad un paio di anni fa. Le condizioni economiche sarebbero state adeguate in caso di aumento della copertura in funzione della maggiore popolazione raggiunta e dei costi sostenuti per l’installazione e gestione degli impianti. E questi sono i prezzi praticati.

 

MILANO 2015 – Prendiamo il riferimento del contratto lombardo. Un anno sarebbe costato 514.000 euro mentre un contratto di quattro anni sarebbe valso 466.000 euro l’anno. Eppure c’è chi offre meno. Come ci spiega Repubblica nella corsa alla rielezione a sindaco di Milano, Letizia Moratti ha affittato per un anno una capacità trasmissiva appartenente a Telenova, emittente regionale lombarda, per trasmettere il suo canale Milano 2015 pagando appunto un “affitto” di 300 mila euro. Fino al 1 gennaio 2013, poi, era necessario per prendere in gestione una banda disporre di un capitale sociale minimo di 155 mila euro oltre a 4 dipendenti regolarizzati. Ora non è più così, sempre dopo una decisione dell’Agcom.

LA NORMA – E non è detto che possano farcela solamente i “soliti noti”. Su Yahoo! Answers tale Aldo ha spiegato che è possibile ottenere due canali autorizzati alla diffusione alla Liguria e Piemonte il cui costo è di 3000 euro al mese. Come spiegato in precedenza, secondo le procedure previste dall’Agcom ogni funzione burocratica dev’essere espletata da chi fornisce la banda spiegando quali sono le caratteristiche della stessa, le tipologie di trasmissione e la tariffazione. Probabilmente 3000 euro al mese per Piemonte e Liguria possono essere ritenute “pochine” e comunque è l’emittente a fare il prezzo. Resta comunque un dato indicativo. Con poche centinaia di migliaia di euro è possibile avere accesso ad una frequenza televisiva ed è colui che affitta a comunicare le condizioni all’Agcom.

ALTRE REALTA’ – Videomakers.net propone un altro calcolo. Una piattaforma da poche ore al giorno può costare anche 8000 euro annui, il che spiegherebbe la presenza di maghi e professionisti di varia natura nei canali “secondari”. Ci sono emittenti regionali che offrono spazi a pagamento destinati a tutti coloro che vogliono diffondere i propri contenuti, come ad esempio Teletrullo, mentre per chi vuole andare sul satellite deve tenere conto sia del fornitore di servizi sia dell’apparecchio al quale ci si affida. Ci si può rivolgere a società come la Aeranti-Corallo le quali si occupano di dare spazio ai consociati o affidarsi ad altre agenzie che poi siglano contratti con i gestori delle trasmissioni satellitari, come ad esempio fa Diprè con Sky. Oppure ci si può rivolgere direttamente ad Astra, e qui un canale non in Hd costa circa 10.000 euro al mese. Quindi la tv si può fare. Bastano poche decine di migliaia di euro, delle idee ed un finanziatore. Ed il gioco è fatto.