Claudio Fava minacciato da una busta con proiettile: è il presidente dell’antimafia regionale

Categorie: Attualità

Sta indagando la Digos

Ci mancava anche il proiettile a Claudio Fava a farci ricordare che l’intimidazione – specie se di stampo – è una delle più gravi caratteristiche che la nostra società conserva. Il presidente della commissione antimafia della Regione Sicilia – già candidato alle scorse elezioni per eleggere il governatore dell’isola – ha ricevuto questa mattina una busta contenente un proiettile calibro 7,65.



LEGGI ANCHE > Alessio Grancagnolo si è candidato con Claudio Fava

Il proiettile recapitato a Claudio Fava

La busta è stata consegnata direttamente presso la sede del consiglio regionale della Sicilia. In questo ultimo periodo, nel pieno delle sue funzioni, Claudio Fava sta presiedendo la commissione antimafia che si sta occupando del caso Montante – presidente della Confindustria siciliana e sul ‘sistema’ di scambi di favori che aveva messo in atto – e dei depistaggi sulla strage di via D’Amelio in cui perse la vita Paolo Borsellino.

Insomma, due casi scottanti: il primo per la storia politico-economica della Sicilia e per i vari rapporti che sussistevano tra uomini delle istituzioni e persone del mondo delle imprese; il secondo per la storia dell’Italia intera, con l’increscioso tentativo di portare al di fuori del solco della verità chi stava indagando sulla morte del magistrato.



La storia politica di Claudio Fava

Claudio Fava, già esponente di spicco di Sinistra, ecologia e libertà (quando il movimento politico di sinistra esisteva ancora), attuale rappresentante della sinistra siciliana, è il figlio di Pippo Fava, fondatore della testata antimafia I Siciliani, ucciso dalla mafia nel 1984 (per il delitto furono condannati alcuni esponenti del clan mafioso dei Santapaola).

Sulla vicenda del proiettile fatto recapitare a Claudio Fava, sta immediatamente indagando la Digos. Il presidente della commissione antimafia siciliana, in quanto parlamentare dell’Ars, aveva proposto una legge regionale che obbliga i colleghi a dichiarare la loro appartenenza alla massoneria. Risulta evidente, quindi, che l’impegno di Fava in questi mesi di attività politico-istituzionale stia dando fastidio a più di una persona.



FOTO ANSA/MIKE PALAZZOTTO