Il fenomeno della «cheese challenge» dimostra che i social network ci hanno distrutto

Categorie: Social Network

Negli Stati Uniti parte la sfida a chi butta una fetta di formaggio in faccia a un bambino per riprenderne la reazione

L’ultima deviazione di qualsiasi umanità dovuta ai social network. Si chiama cheese challenge ed è quella nuova sfida diffusa su vari canali – il fenomeno è partito, ovviamente, dagli Stati Uniti – in cui gli utenti del web si riprendono mentre lanciano una fetta di formaggio (di tipo cheddar, solitamente) sulla faccia di bambini molto piccoli per saggiarne la reazione: alcuni di questi non fanno una grinza, altri si lamentano e gridano (giustamente), altri (altrettanto giustamente) prendono la fetta di formaggio e la mangiano.



Cos’è la cheese challenge

Ma la cosa che fa specie è che ci siano schiere di persone disposte a ridicolizzare i propri figli, fratelli, nipoti, a metterli alla berlina sui social network per una stupida moda che punta a far guadagnare qualche like in più.



Charles Amara è un padre che vive in Michigan. Secondo il portale Eater, la moda sarebbe partita da qui. Il video virale ha fatto subito il giro del web e ha stimolato l’imitazione, causando decine e decine di clip simili diffuse su Facebook, Instagram e Twitter.

Altri esempi di cheese challenge

Probabilmente a stimolare la fruizione di questo video è la caratteristica delle sottilette di formaggio di restare particolarmente aderenti al viso dei bambini. Oppure, la reazione degli stessi bambini che non si può mai prevedere: ci sono quelli che la prendono come un gioco, ma ci sono anche altri che la vivono come un vero e proprio gesto violento. Il tutto, ovviamente, utilizzando del cibo, con il quale non si dovrebbe mai giocare.

Ma la moda non si limita a coinvolgere semplicemente dei bambini: la cheese challenge può essere praticata anche su adulti e anche sui cani.

La speranza è che questa moda non sbarchi mai in Italia. Sarebbe l’ennesima certificazione del fallimento delle nostre esistenze, ormai fagocitate dalla vita virtuale.