La foto di Hjorth bendato diffusa per vendetta contro chi ruppe l’omertà sul caso Cucchi?

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C'è un'ipotesi legata alla presenza nelle operazioni di Lorenzo D'Aloia

Si tratta soltanto di un’ipotesi, che tuttavia ha delle coordinate ben precise. Un insieme di coincidenze che non possono passare inosservate e che portano, in qualche modo, almeno a rievocare il caso Cucchi. La domanda che da ieri si stanno facendo al comando generale dell’Arma dei Carabinieri è: chi ha permesso che Christian Natale Hjorth fosse bendato e ammanettato e chi ha diffuso quella sua fotografia?



Chi ha deciso di bendare il ragazzo indagato per la morte del carabiniere?

Sulla prima domanda, forse, le indagini interne all’Arma dei Carabinieri hanno portato a una prima svolta. Nella caserma di via In Selci, i due ragazzi indagati per l’omicidio del carabiniere Mario Rega Cerciello sono arrivati in due macchine separate. Le indagini che sono coordinate dal procuratore generale di Roma Giovanni Salvi e dal procuratore reggente di Roma Michele Prestipino hanno stabilito che sarebbe stato un sottufficiale del Reparto Investigativo a decidere di non togliere le manette a Christian Natale Hjorth e addirittura di bendarlo con il foulard che portava al collo, per impedirgli di guardare in faccia le persone che si trovavano all’interno di quella stanza. Per questo motivo, il sottufficiale è già stato trasferito.

Cosa c’entra il caso Cucchi sulla diffusione della foto

Ma c’è ancora in sospeso la questione del caso Cucchi. L’arresto dei due ragazzi è stato condotto dal colonnello Lorenzo D’Aloia, che ha condotto i carabinieri nella stanza di albergo – l’Hotel Meridian Visconti – dove i due ragazzi erano rientrati dopo l’omicidio. Quest’ultimo, si è trattenuto lì per i rilievi del caso, dopo aver dato disposizioni che i due ragazzi fossero portati in caserma e che fossero sottratti, per quanto possibile, al clamore mediatico. Da allora in poi, il colonnello trascorrerà dell’altro tempo in albergo per raccogliere elementi di prova, prima di rientrare nella caserma di via In Selci.



Lorenzo D’Aloia è stato uno dei primi dell’Arma dei carabinieri a rompere il muro dell’omertà sul caso Cucchi, aiutando la procura di Roma a recuperare un carteggio fondamentale per le indagini su quanto successo al geometra. Non si esclude che chi abbia scattato la foto in caserma e l’abbia diffusa, possa aver messo in atto una sorta di strategia per ‘vendicarsi’ rispetto a quanto accaduto qualche mese fa. La tesi è stata avanzata da Carlo Bonini su Repubblica e, se dovesse essere in qualche modo confermata, avrebbe un elemento paradossale.