Ostenta il rosario, ma non troppo. Parla e affronta temi che restano comunque doverosi. Per questo motivo la Chiesa dovrebbe aprire un dialogo con Matteo Salvini. Sono questi i punti principali del pensiero del Cardinal Ruini che, intervistato da Il Corriere della Sera, non ha affrontato solamente temi inerenti alla fede, ma si è inoltrato anche in argomenti politici. E il suo pensiero è andato, inevitabilmente, sul leader della Lega che si professa grande sostenitore del cattolicesimo anche se alcune sue scelte politiche sembrano mirare in direzioni del tutte opposte ai dettami del Vangelo e della Bibbia.
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«Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini che viene proposta in alcuni ambienti. Penso che abbia notevoli prospettive davanti a sé e che però abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti – ha detto il Cardinal Ruini nella sua intervista a Il Corriere della Sera -. Il dialogo con lui mi sembra pertanto doveroso, anche se personalmente non lo conosco e quindi il mio discorso rimane un po’ astratto». Un percorso che, secondo l’alto prelato, può essere intrapreso, dunque.
Non poteva non essere affrontato, come ovvio, il tema migranti. «Vale per Salvini, come per ciascuno di noi, la parola del Vangelo sull’amore del prossimo – ha detto il Cardinal Ruini – senza per questo sottovalutare i problemi che oggi le migrazioni comportano». Un colpo al cerchio e uno alla botte dunque. Perché se, spesso e volentieri, le parole del leader della Lega sulle migrazioni sono apparse del tutto avverse ai dettami della fede cattolica, il prelato sostiene che il tutto debba e possa essere attualizzato in chiave moderna, parlando di ‘problemi’.
Poi affronta anche il tema dei preti sposati (a cui lui è assolutamente contrario), prima di tornare a rispondere a una domanda sul leader della Lega e il suo utilizzo di simbologie cattoliche durante i comizi di piazza: «Il gesto può certamente apparire strumentale e urtare la nostra sensibilità – ha detto Camillo Ruini-. Non sarei sicuro però che sia soltanto una strumentalizzazione. Può essere anche una reazione al ‘politicamente corretto’, e una maniera, pur poco felice, di affermare il ruolo della fede nello spazio pubblico».
(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)