Tredici anni fa urlavamo «Campioni del mondo!»: quanto manca all’Italia rivivere una notte così

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Era il 9 luglio 2006 quando l'Italia di Marcello Lippi vinceva il Mondiale in Germania. A distanza di 13 anni tante delusioni e poche gioie

Berlino, 9 luglio 2006. Va in scena l’indimenticabile notte tedesca: Fabio Cannavaro, capitano di un’Italia che abbiamo tanto amato e che adesso non c’è più, alza al cielo la Coppa del Mondo. La nazionale allenata da Marcello Lippi, senza i favori del pronostico e dopo aver trascorso un periodo travagliato in seguito allo scandalo ‘Calciopoli’, batte ai rigori la più quotata Francia dei vari Zidane, Henry e Ribery e conquista per la quarta volta nella sua storia il trofeo calcistico più importante.



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Tante delusioni e poche gioie per l’Italia

Tredici anni esatti in cui l’Italia ha vissuto tante delusioni e poche, pochissime gioie. Si comincia due anni dopo: Europei 2008 in Austria e in Svizzera, la Nazionale debutta a Berna e viene sconfitta 3-0 dall’Olanda. Poi pareggia contro la Romania e vince ancora una volta contro la Francia. Bottino: 4 punti, sufficienti per arrivare al secondo posto e qualificarsi ai quarti di finale contro la Spagna: 0-0 dopo 120 minuti, fatali ai rigori gli errori di Daniele De Rossi e Antonio Di Natale.

Il 2010 è l’anno del Mondiale in Sudafrica: ci arriviamo da campioni in carica, le aspettative sono alte. L’Italia viene inserita nel gruppo F con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda: un girone ampiamente alla nostra portata. Eppure riusciamo a collezionare appena due punti: pareggiamo contro Paraguay e Nuova Zelanda e addirittura perdiamo 3-2 contro la Slovacchia di Hamsik. Una disfatta: torniamo a casa da ultimi in classifica.



Il 2012 si giocano gli Europei in Polonia-Ucraina: chiudiamo al secondo posto, dopo aver fatto fuori l’Inghilterra ai quarti e la Germania in semifinale grazie a una doppietta di Balotelli. Subiamo un’umiliazione in finale dalla fortissima Spagna: 4-0 il risultato. Una sconfitta che però non scalfisce quanto di buono fatto nel corso del torneo e che avrebbe dovuto dare una spinta maggiore per affrontare le gare di qualificazioni ai Mondiali del 2014 in Brasile. Purtroppo le cose vanno diversamente.

Ci qualifichiamo, ed è già una notizia. Il sorteggio dei gironi ci relega nel gruppo D insieme a Costa Rica, Inghilterra e Uruguay: un gruppo difficile, ma arrivare al secondo posto non è impossibile. E invece succede l’impensabile: quella che sarebbe dovuta essere la Cenerentola del gruppo, il Costa Rica, ci batte e chiude addirittura al primo posto. Perdiamo anche contro l’Uruguay, nella partita del famoso morso di Suarez a Chiellini, e diciamo addio al Mondiale.

Agli Europei del 2016, in Francia, usciamo ai quarti di finale dopo aver eliminato la Spagna agli ottavi: non un trionfo, ma nemmeno una delusione.

Arriviamo dunque al 2018. L’anno della tragedia. Arriviamo secondi nel gruppo di qualificazione per i Mondiali in Russia e ci giochiamo il tutto per tutto nel doppio spareggio contro la Svezia. Perdiamo 1 a 0 a Stoccolma e pareggiamo 0-0 a Milano. L’Italia allenata da Giampiero Ventura non si qualifica. Guardiamo in tv la Francia trionfare contro la Croazia.

La voglia di rinascita dell’Italia

Il nuovo allenatore dell’Italia, Roberto Mancini, ha adesso il difficile compito di riportare la nazionale dove merita. In un gruppo con Finlandia, Armenia, Grecia, Bosnia e Liechtenstein, nonostante si qualifichino le prime due di ogni girone, anche solo non chiudere al primo posto sarebbe un fallimento. L’inizio è promettente: 4 partite, 4 vittorie. Non fermiamoci adesso. Non puntiamo a vincere Euro 2020, ma almeno qualificarci, quello sì.

[CREDIT PHOTO: SCREENSHOT TWITTER/NAZIONALE ITALIANA]