La sostanza potrebbe essere un «arrangiatevi» scritto meglio. La situazione delle buche Roma sta assumendo dei tratti paradossali, conditi persino da un po’ di latinorum del gergo giuridico. Il Codacons ha presentato una class action contro il Campidoglio per rivendicare un’azione di risarcimento nei confronti delle persone danneggiate dal manto stradale sconnesso di Roma Capitale. L’avvocatura del Comune ha depositato una memoria difensiva che ha del paradossale.
«La presenza su strade pubbliche di sconnessioni – si legge -, avvallamenti e altre irregolarità non costituisce un evento straordinario ed eccezionale, ma rappresenta, al contrario, una comune esperienza rientrante nell’id quod plerumque accidit (ciò che accade più volte) e, dunque, deve essere tenuta ben presente dagli utenti della strada che, quindi, hanno l’obbligo di comportarsi diligentemente per sé e per gli altri».
Le buche di Roma, quindi, farebbero ormai parte del panorama urbano e i cittadini stessi dovrebbero impegnarsi nell’evitarle. Il comune si è difeso così nei confronti di chi, come l’associazione dei consumatori, ha raccolto più segnalazioni per chiedere una soluzione al problema.
Chi invece una soluzione, almeno parziale e personale, sembra averla trovata è il cittadino che, transitando in via della Solfatara lo scorso marzo, si era ritrovato con una ruota bucata e con altri danni alla sua vettura per una buca non segnalata. Il Comune è stato costretto a pagare un primo risarcimento danni del valore complessivo di 760 euro, per i danni subiti e per le spese legali. Considerato che sul comune gravano 850 richieste pendenti, la cifra che il Campidoglio potrebbe sborsare, in seguito a questa sentenza di risarcimento, potrebbe essere molto più alta. E allora sarebbe inutile aggrapparsi al latinorum.