Neutralizzazione della tappa (ovvero distacchi annullati) per l’ultima frazione del Giro d’Italia 2018, quella del gran finale di Roma. Le buche presenti sul percorso, i sanpietrini disconnessi, i pericoli che i corridori hanno incontrato lungo le strade della Capitale (qualcuno di loro ha anche accennato a una protesta) hanno impedito agli organizzatori di garantire il regolare svolgimento della tappa partita dalle Terme di Caracalla e arrivata a Piazza Venezia.
Una meravigliosa cornice, ma una pessima riuscita di quella che doveva essere la manifestazione sportiva del riscatto di Roma. Al terzo passaggio dai Fori Imperiali i direttori di corsa, i giudici e l’organizzazione hanno deciso di neutralizzare la gara, rispondendo alle sollecitazioni dei corridori. È stato in quel momento che Chris Froome è diventato ufficialmente il vincitore del Giro numero 101.
Il resto della tappa è stata una semplice passerella per le strade della Capitale, in mezzo a due ali di folla in un caldo e assolato pomeriggio di maggio. Ma la figuraccia internazionale per l’asfalto sconnesso (nonostante i rammendi degli ultimi giorni, in un disperato tentativo di salvare il salvabile) resterà scolpita nella memoria dei ciclisti e in quella dei vertici del Giro d’Italia.
Oggi, c’è spazio per la festa, ma anche per i dolorosi bilanci. Sotto accusa c’è il Movimento 5 Stelle e la gestione della Capitale da parte della sindaca Virginia Raggi. «La figuraccia in mondovisione del Giro bloccato per le buche sul manto stradale ha dimostrato a tutto il pianeta Terra quello che noi romani purtroppo sappiamo da sempre – ha affermato Marco Miccoli del Partito Democratico -. E cioè che la Raggi e i 5 Stelle sono incapaci di governare. Si dimetta e permetta alla città di tornare al voto e di scegliere un sindaco meno incapace di lei. Se resta la Raggi il rischio è che il prossimo anno, invece del Giro d’Italia, Roma ospiti la Parigi-Roubaix, corsa famosa perché si corre sul pavé belga». Gli fa eco il collega di partito Roberto Giachetti, anche lui candidato a sindaco alle scorse amministrative romane: «Roma – ha detto Giachetti – ha ospitato tra i maggiori eventi al mondo. A Roma prese il via il Giro d’Italia nel 2000, per il Giubileo. Nel 2009 fu l’ultima tappa. Due anni di arrampicate sugli specchi e oggi dicono al mondo che la colpa è dei sampietrini. Imbarazzanti e vergognosi».
Ma le critiche arrivano da tutte le parti politiche: Marco Marsilio di Fratelli d’Italia parla di una «figuraccia Capitale» per la sindaca Virginia Raggi, mentre Forza Italia affida alla capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini – via Twitter – il suo disappunto per quanto accaduto a Roma nel giorno dell’ultima tappa del Giro d’Italia. E anche dal possibile alleato di governo del Movimento 5 Stelle, la Lega, arriva una dura reprimenda. Barbara Saltamartini, esponente del Carroccio, ha scritto su Facebook: «Da caput mundi a capitale mondiale delle brutte figure: con il pasticcio dell’ultima tappa del Giro d’Italia, con le buche e il pessimo stato del manto stradale che hanno ‘accorciato’ la corsa, l’amministrazione Raggi si conferma un fallimento totale. Roma non merita questo».
Tra i Fori Imperiali e piazza Venezia, comunque, ad alzare le braccia per l’ultima volta nella corsa rosa 2018 è Sam Bennett davanti all’italiano Elia Viviani. L’irlandese della Bora-Hansgrohe ha conquistato la terza gioia personale, dopo quelle di Praia a Mare e Imola. Ma è l’italiano, campione olimpico dell’omnium a Rio 2016, il re degli sprinter: il suo secondo posto consolida la sua maglia ciclamino, resa ancor più preziosa dai quattro successi di tappa.
I corridori hanno reso epica la corsa. Il finale, forse, meritava di essere migliore.