I militari asfaltano il governo: «Vadano i parlamentari a tappare le buche di Roma»

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Il sindacato si oppone fermamente all'utilizzo del genio per riparare le strade e invita il M5S ad armarsi di picconi e caschetti

Chi sa fare sa capire. E così, dopo lo sconcerto per la richiesta del governo gialloverde di utilizzare il reparto del genio militare per tappare le buche a Roma, è arrivata la risposta piccata del sindacato di categoria che si oppone fermamente al testo del provvedimento – ritirato, al momento, ma con Laura Castelli che ne ha promesso una revisione – motivando il loro no con argomentazioni ben dettagliate. La loro proposta? Mettere picconi, martelli pneumatici, sacchetti di bitume e asfalto nelle dei parlamentari per andare a riparare le strade della capitale. E non solo.



«Utilizzare i militari per riparare le buche sulle strade di Roma offende la loro professionalità – scrive su Facebook Luca Marco Comellini, segretario segretario generale del Partito per la tutela dei Diritti dei militari -. Ricordo a Raggi e al ministro Trenta che i militari sono altro. Perché le buche nelle strade di Roma non le vanno a riparare i parlamentari italiani? Una nutrita squadra: il Movimento 5 Stelle ha 220 deputati e 109 senatori, 329 persone messe a lavorare sulle strade di Roma riparerebbero tutte le buche in brevissimo tempo. Volete il cambiamento? Fatevi vedere in mezzo alle strade che lavorate per i cittadini».

«A riparare le buche a Roma vadano i grillini»

E noi già ce li immaginiamo i vari Danilo Toninelli, Luigi Di Maio, Laura Castelli e compagnia cantante a indossare i caschetti e tute da lavoro nelle fresche giornate invernali romane, ma sarà molto difficile che tutto questo possa avvenire. Il sindacato dei militari ritiene la proposta del governo – fermata, ma con il Campidoglio che resta fiducioso – non in linea (per usare un eufemismo) con la dignità professionale di persone che non sono – per definizione – dei tuttofare della prima ora. Soprattutto non devono esser loro a dover riparare le buche a Roma.



Che fine ha fatto il «cambiamento»?

«Basta con la logica del militare tutto fare – prosegue Comellini nel suo post su Facebook- dei militari impiegati come bersagli nell’operazione strade sicure, basta con i militari impiegati a fare la guardia a cumuli di mondezza, con i militari utilizzati per ogni emergenza creata dall’incapacità di una classe politica che avrebbe dovuto cambiare il Paese e che invece lo sta affossando. Secondo la nostra Costituzione i militari devono difendere le istituzioni repubblicane, i cittadini, lo Stato e i confini. Sono quelli che hanno giurato fedeltà sulla bandiera e sono disposti a sacrificare la loro vita per adempiere al loro dovere, ma tra i loro doveri non c’è riparare le buche delle strade di Roma. È inaccettabile».

Cosa è l’essere militare?

Il genio militare contro i «geni» del governo, quindi. L’ultimo attacco del segretario è diretto al ministro Elisabetta Trenta, che, secondo Comellini, ha perso di vista il ruolo dei militari: «Sulla questione di cosa è l’essere militari e cosa sono le forze armate il ministro della Difesa ha pochissime idee e moltissimo diffuse. I militari sono destinati alla difesa dell’Italia, non a soddisfare i capricci e le esigenze di chicchessia».



(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)