Il 18 aprile scorso Sana Cheema venne uccisa dalla sua famiglia in Pakistan perché aveva manifestato apertamente la sua volontà di sposarsi senza il consenso dei famigliari.
Un mese e mezzo dopo si scopre che il corpo di Sana ha subito un’ulteriore dramma: il tentato sabotaggio dell’autopsia per nascondere la morte per strangolamento.
Le forze anti-corruzione del Pakistan hanno arrestato un vice ispettore della polizia e un dipendente dell’Agenzia di scienze forensi del Punjab.
A far scattare le indagini è stato Muhammad Naveed, molto probabilmente assunto dai famigliari di Sana che ha avvicinato i due uomini per alterare il rapporto finale dell’autopsia.
Il piano sarebbe costato circa 600mila rupie (4.500 euro). Una volta appurata l’impossibilità dell’operazione, Naveed ha chiesto indietro i soldi senza riuscirci. Da qui è scattata la denuncia alle forze dell’ordine pakistane.
Le forze anticorruzione stanno valutando ora se inserire nella lista degli indagati lo stesso Naveed o premiarlo per avere aiutato la polizia nella scoperta.
L’unica cosa certa è che Sana muore un’altra volta.
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