L’attacco hacker in Cina che svela le condizioni degli Uiguri nei campi di detenzione

Categorie: Cyber security

L'hacking del server ha portato alla luce diverse immagini crude della vita della minoranza degli Uiguri all'interno dei campi di detenzione cinesi

Un attacco hacker ai server della polizia cinese nella regione dello Xinjiang ha messo in luce migliaia di immagini e video di detenuti Uiguri che rivelano le loro tragiche condizioni nei campi di detenzione in Cina. Queste immagini non sono altro che uno degli esempi più crudi della crisi umanitaria in corso provocata dalla persecuzione delle minoranze etniche nel Paese. Le immagini sono accompagnate da manuali di addestramento, turni di lavoro dettagliati della polizia e istruzioni per la sorveglianza dei campi. Un documento afferma: «Se gli studenti non rispondono ai colpi di avvertimento e continuano a cercare di scappare, la polizia armata spara per uccidere», secondo quello che ha riferito la BBC. Alcune immagini mostrano un prigioniero in un mezzo di tortura di ferro conosciuto come «sedia della tigre», che tiene immobili le braccia. Der Spiegel, uno degli altri punti vendita che ha pubblicato foto e documenti violati, ha dichiarato di averne confermato l’autenticità in parte esaminando i dati GPS compresi in alcune immagini.



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L’attacco hacker al server cinese mostra immagini tragiche delle condizioni degli Uiguri nei campi di detenzione cinesi

Il dottor Adrian Zenz, direttore e ricercatore senior in China Studies presso la Victims of Communism Memorial Foundation, che è riuscito ad ottenere i file e li ha condivisi con le testate giornalistiche, ha dichiarato tramite un tweet sul suo profilo Twitter che «Il materiale non ha precedenti su diversi livelli». Il suo thread ha dato accesso ad una vasta panoramica dei materiali scoperti che comprendevano «discorsi di alto livello, che implicavano la massima leadership e contenenti un linguaggio schietto», «istruzioni per la sicurezza del campo, molto più dettagliate di China Cables [che] descrivono unità d’attacco pesantemente armate con fucili d’assalto sul campo di battaglia» e altre prove dell’oppressione uigura da parte del governo cinese. Il tweet completo di Zenz è questo: «Il materiale è senza precedenti su più livelli: 1. Discorsi ad alto livello, che coinvolgono i vertici della dirigenza e contengano un linguaggio schietto 2. Le istruzioni di sicurezza del campo, molto più dettagliate di China Cables, descrivono unità d’attacco pesantemente armate con fucili d’assalto sul campo di battaglia».



Lo stesso Zenz ha pubblicato ieri anche questo tweet: «ROTTURA: un enorme tesoro di file ottenuti hackerando i computer dei campi di rieducazione e della polizia dello Xinjiang contengono il primo materiale di immagini in assoluto dall’interno dei campi, rivela Chen Quanguo che emette ordini di sparare per uccidere, Xi Jinping chiede nuovi campi perché quelli esistenti sono sovraffollati».

La maggior parte delle immagini e dei documenti sono accessibili su un sito dedicato: «File della polizia dello Xinjiang. Prove senza precedenti provenienti da reti di polizia interne nella regione cinese dello Xinjiang dimostrano la natura simile a una prigione dei campi di rieducazione e mostrano il coinvolgimento diretto dei massimi leader cinesi nella campagna di internamento di massa». I contenuti comprendono le immagini di 2.884 detenuti, immagini di addestramento e documenti Powerpoint per esercitazioni di sicurezza, discorsi e direttive di alti funzionari governativi che rivelano la conoscenza e il sostegno di Pechino ai campi e alle politiche. Quasi nulla, invece, si sa sull’attacco hacker che ha reso disponibili tutti questi documenti e video. La BBC ha dichiarato solo che: «La fonte dei file afferma di averli hackerati, scaricati e decrittografati da un certo numero di server della polizia nello Xinjiang, prima di passarli al dottor Adrian Zenz, uno studioso del Victims of Communism con sede negli Stati Uniti Memorial Foundation che è stato precedentemente sanzionato dal governo cinese per le sue influenti ricerche sullo Xinjiang». L’ambasciata cinese a Washington ha rilasciato una dichiarazione alla BBC della seguente portata: «Le questioni relative allo Xinjiang riguardano essenzialmente la lotta al terrorismo violento, alla radicalizzazione e al separatismo, non ai diritti umani o alla religione», aggiungendo che le autorità cinesi aveva adottato «una serie di misure di deradicalizzazione decisive, solide ed efficaci». Addirittura, nella dichiarazione si legge che: «La popolazione locale vive una vita sicura, felice e appagante».