La bufala del ricorso di Anna Maria Franzoni per ottenere il reddito di cittadinanza negato

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L'avvocato della donna smonta la notizia data dall'associazione Giustitalia

A far partire la notizia, falsa, del ricorso presentato da Anna Maria Franzoni per ottenere il reddito di cittadinanza negatole senza motivazione apparente, è stata l’associazione Giustitalia con un comunicato. La nota era arrivata anche agli occhi dell’avvocato della donna, che però non gli aveva dato peso. La viralità della notizia falsa ha però obbligato il legale a dare una smentita ufficiale.



La bufala del ricorso di Anna Maria Franzoni per ottenere il reddito di cittadinanza negato

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Tutto comincia con una nota mandata alla stampa dall’associazione Giustitalia, che online si presenta come «una organizzazione di consumatori e utenti, liberamente costituita, autonoma, senza fini di lucro ed a base democratica e partecipativa» nata con lo scopo di «informare, promuovere, assistere, tutelare, rappresentare e difendere» i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei cittadini e degli stranieri, oltre che dei «consumatori di beni e degli utenti di servizi e comunque gli interessi diffusi dei consumatori e degli utenti in genere». Uno dei responsabili dell’associazione, Ernesto Urgesi, ha parlato con l’agenzia Dire del diniego del reddito di cittadinanza ricevuto da Anna Maria Franzoni. La donna, che è tornata libera lo scorso febbraio, stando a quanto dichiarato inizialmente e poi smentito, aveva ricevuto il diniego per via del «mancato riconoscimento, da parte dell’Inps, di alcune detrazioni da 950 euro “per figli con più di tre anni, purché minorenni, e per altri familiari conviventi”». Così facendo, aveva spiegato Urgesi a Dire ,  il reddito della famiglia risultava «superiore ai 9.360 euro annui che rappresentano il limite massimo per ottenere il reddito di cittadinanza». Inoltre, aveva aggiunto «i 950 euro “avrebbero dovuto essere moltiplicati per cinque» poiché nello stato di famiglia del marito di Anna Maria Franzoni, Stefano Lorenzi, figurano «la stessa Franzoni, che non lavora e quindi non percepisce alcun reddito e compare nello stato di famiglia del marito, i suoi genitori e il fratello, che convivono con lei, e il figlio più piccolo».



La smentita dell’avvocato di Anna Maria Franzoni

Peccato che tutta la storia sia infondata. A chiarirlo è stata proprio Paola Savio, l’avvocato che ha seguito Anna Maria Franzoni in tutto l’iter processuale del delitto di Cogne. L’avvocato ha chiarito di aver visto il comunicato, ma di non avergli dato importanza in un primo momento. Allertata poi dalle richieste dei giornalisti e dall’attenzione della stampa, ha deciso di smentire pubblicamente quanto divulgato. «La mia assistita era all’oscuro di tutto – ha chiarito Paola Savio – e ha confermato di non aver mai fatto alcuna richiesta di reddito di cittadinanza, di non averci neppure mai pensato. L’ho chiamata io stessa per avere conferma».

(Credits immagine di copertina: ANSA/ARCHIVIO – ALESSANDRO CONTALDO -)