Andrea Scanzi e i ‘dieci comandamenti’ per Luigi Di Maio e il M5S

Categorie: Rassegna stampa

Un vademecum di errori da non ripetere per non diventare uguali agli altri

Non sono scritti sulle tavole della legge, ma su un foglio di carta di giornale. Su Il Fatto Quotidiano di oggi, Andrea Scanzi è il firmatario di una lettera aperta al leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio. Il giornalista si produce in una serie di consigli – ben dieci – per ripristinare lo status quo all’interno del M5S dopo l’ultima debacle elettorale in Abruzzo e la perdita di consensi a causa della crescita esponenziale dell’alleato di governo. Ecco i dieci consigli per non far diventare il ‘Salvimaio’ un ‘Salvusconi’.



«1. Dire che siete meglio di Renzi è una banalità ridondante e puerile: anche un ramarro sgozzato lo sarebbe. Se io mi proponessi a una donna dicendole ‘Sai che sono più figo di Orfini?’, lei mi sfanculerebbe subito. 2. Il mantra ‘È colpa di quelli di prima’ è il peggio del peggio della vecchia politica. 3. Toninelli ha torto anche quando ha ragione (e ha ragione spesso, sui contenuti). Spesso vi date la zappa sui piedi da soli e il problema della classe dirigente M5S esiste eccome».

I dieci comandamenti di Andrea Scanzi

L’analisi dei ‘peccati’ del Movimento 5 Stelle fatta da Andrea Scanzi prosegue. «4. Gli unici che non vi criticano mai sono i tifosi talebani che, anche nei confronti di questo giornale, dicono ‘Che bravi!’ quando vi diamo ragione e ‘Che servi!’ quando solleviamo critiche. 5. Lei parla di ‘boom economico’, Conte di ‘2019 fantastico’: ecco, oltre a fracassare le gonadi, l’ottimismo stolto è esattamente ciò che ha ammazzato Renzi». Poi Andrea Scanzi definisce una ‘poracciata’ il post di Di Maio su Sanremo e il suo endorsement a Cristicchi.



Ma i dieci comandamenti proseguono: «6. Lei dice di fregarsene dei sondaggi perché vi sottovalutano sempre. Si ricorda cosa dicevano i sondaggi del 2014 e come è andata a finire) 7. Stare dalla parte dell’improponibile Giarrusso e non di Morra sulla vicenda Salvini-Diciotti è un capolavoro di incoerenza tremebondo. 8. Salvini non fa nulla di concreto, ma sale; voi vi fate il mazzo, ma scendete. È solo colpa dei giornalisti cinici e bari? 9. Non parli di ‘democrazie millenarie’, Francia o non Francia. La ‘democrazia’ è di per sé labile».

Il 10 bis sul ruolo di Giuseppe Conte

L’ultimo punto del decalogo che Andrea Scanzi consiglia a Luigi Di Maio è sull’utilizzo del ritorno del figliol prodigo: «10. Quando parlate di Salvini fate spesso i pesci in barile e per questo avete rispolverato il randellatore Di Battista. Ma l’escamotage non sta pagando. Ed è questo uno dei motivi dell’erosione dei consensi». Infine c’è un ultimo consiglio: puntare maggiormente su Giuseppe Conte perché «parla poco e talora male, ma lavora tanto e tutto sommato bene». Per questo motivo piace agli italiani.



(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)