AmaZen non c’è già più: cancellato il video, resta la figuraccia

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Proteste sui social, il colosso dell'e-commerce fa una retromarcia clamorosa

La riunione del dipartimento salute e benessere dei dipendenti di Amazon deve essere stata tutto meno che zen. A poche ore dal lancio della campagna Amazen (a occhio e croce il gigante dell’e-commerce deve averci investito tantissimo se il video – con tanto di intervista alla responsabile d’area Leila Brown – era già stato realizzato e lanciato sui social come prima tappa di un lungo processo di comunicazione), quest’ultima è stata di fatto dichiarata fallita.



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Amazen è una campagna di comunicazione già fallita

Il video che circolava, e che mostrava le nuove cabine dove i dipendenti avrebbero potuto chiudersi per visualizzare video rilassanti e compiere dei facili esercizi di meditazione per staccare dagli stressanti turni di lavoro in azienda, è stato già rimosso dai canali ufficiali di Amazon, che anche nella strategia di ritirata ha mostrato il fianco alla debolezza intrinseca del progetto. Oggi, cancellare dal web non vuol dire eliminare la memoria di qualcosa che si è fatto. E, in effetti, sono stati tantissimi gli utenti che hanno conservato il video e lo stanno rilanciando ancora in queste ore, con le accuse più disparate al colosso dell’e-commerce.



Non è piaciuto nulla delle Zen Room. Il loro aspetto a metà tra una cabina telefonica e un bagno chimico ha creato ampi dibattiti sui social network. E nonostante le parole pompose con cui questa idea è stata presentata dalla responsabile del benessere aziendale Leila Brown, l’espediente è sembrato inutile e – anzi – dannoso e alienante agli esperti del settore. Amazon ha un evidente problema con lo stress dei dipendenti: in passato sono state avviate delle campagne molto partecipate per evidenziare come i turni di lavoro fossero massacranti, come i dipendenti non riuscissero a trovare il tempo nemmeno per andare in bagno (diverse persone hanno denunciato il fatto di essere costrette a urinare all’interno di bottiglie di plastica). Ogni volta, le risposte di Amazon sono sempre state approssimative e inadeguate.

Per contrastare le testimonianze sulla pipì in bottiglia, ad esempio, Amazon aveva fatto ricorso a una sorta di bot che rispondeva automaticamente a ogni accusa simile sui social network. Anche in quella circostanza, la campagna di comunicazione fu criticata. Adesso, la retromarcia sull’hashtag Amazen e sulle cabine per la meditazione. La semplice rimozione dai social, come se non fosse accaduto niente, e la mancata risposta alla stampa: la BBC – che aveva provato a contattare l’azienda – non ha ottenuto alcuna dichiarazione.