Ecco la base culturale che ha formato l’attuale classe dirigente del Movimento 5 Stelle. Lo scopriamo – in maniera dichiarata, ancora una volta di più – dalle parole del sottosegretario all’Economia pentastellato, Alessio Villarosa. Intervenendo alla presentazione del libro del senatore Elio Lannutti e di Franco Fracassi, ha infatti ammesso la sua antica passione per i rettiliani.
Insomma, prima di essere grillino e pentastellato, Alessio Villarosa era stato attratto dalle idee – ovviamente da un punto di vista critico, sia chiaro – che puntavano a spiegare tutti i complotti presenti in Italia con l’esistenza di un nascosto partito Rettiliano che raccoglieva intorno a sé alieni dalle fattezze umane che, in realtà, controllavano il mondo sotto copertura.
A segnalarlo, oggi, è Luciano Capone sul Foglio. Ecco il momento esatto in cui Villarosa ha fatto la sua rivelazione sui video dei rettiliani: «Mi sono avvicinato al Movimento 5 Stelle in questo modo. Guardando i primi documentari sui quali ho iniziato a capire il problema del sistema bancario: certo, erano quasi tutti complottisti, nel senso che non si spiegava la reale motivazione di questi passaggi e si pensava ai famosi rettiliani». Poi si mangia anche il concetto successivo: “le scie chimiche”. Non riesce a dirlo, perché sarebbe stato troppo. Ma l’intenzione c’era.
Villarosa è un convinto sostenitore della teoria della nazionalizzazione di Banca d’Italia. Una questione spiegata in maniera sin troppo esemplificativa e sempre dal punto di vista del complotto (che, nonostante il sottosegretario non creda più ai rettiliani, evidentemente gli è rimasto come modo di affrontare le questioni). Ecco quindi spuntare fuori la storia delle quote del capitale di Banca d’Italia divise tra le banche private e la storia dei due/tre istituti bancari che ne detengono la maggioranza.
Ma scopriamo anche un’altra fonte degli approfondimenti di Villarosa. Si tratta dello studio della Banca di Svezia che lui chiama «The governing a governor». Il titolo corretto, semmai, è Governing the Governors. E, soprattutto, la sua interpretazione di questo studio – a cui ha partecipato anche l’italiano Giancarlo Spagnolo – è un po’ troppo forzata. Se è vero, infatti, che il documento analizza l’unicità del sistema bancario italiano, da qui ad affermare che nello studio emerge la convinzione di voler nazionalizzare – secondo i criteri prospettati da Villarosa – la Banca d’Italia, ne passa di acqua sotto ai ponti.