Galli del Sacco dice che gli africani hanno le porte chiuse o semichiuse al coronavirus

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Poi però afferma che i pazienti di origini africane nei suoi reparti «non ci sono o sono pochi»

Il professore Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, ha fatto un intervento destinato a suscitare molti dibattiti, in merito all’incidenza del coronavirus sulle popolazioni africane. Secondo il primario, ospite in collegamento della trasmissione Agorà su Raitre, il Covid-19 non toccherebbe o toccherebbe in minima parte i cittadini di origine africana. Il suo assunto sembra essere basato sul fatto che nei suoi reparti non ci siano pazienti provenienti da quelle aree geografiche o ce ne siano pochissimi. Quello su africani e coronavirus è un tema che sta già riempiendo il web e che, adesso, sarà ancora più considerato, pur in assenza di studi completi sull’argomento.



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Africani e coronavirus, le parole del dottor Galli del Sacco



«I nostri concittadini di origini africana potrebbero (ma c’è da studiarci sopra, perché è una ipotesi) avere un comportamento diverso nei confronti del virus. Questo perché nei nostri reparti non ci sono persone di origini africane o ce ne sono in minima misura – ha spiegato Galli -. Questo ci suggerisce che questa ipotesi sul fatto che la porta di ingresso del virus sia diversa e non accogliente in determinate etnie può stare in piedi. Gli asiatici e gli europei hanno le porte aperte, mi auguro con tutto il cuore che queste porte per gli africani possano essere chiuse o semichiuse. Ovviamente sto molto generalizzando, perché se fosse così il disastro colpirebbe meno le aree più povere del mondo».

Africani e coronavirus, queste ipotesi non possono essere verificate con pochi dati e senza studi

Sempre Galli sostiene che questa stessa cosa può valere anche per i bambini, che sembrano essere meno colpiti dal virus. Tuttavia, è bene sottolinearlo, quella del primario del Sacco è soltanto una ipotesi che si basa su una evidenza ancora troppo debole (quella dei ricoveri nelle strutture). Possiamo immaginare quanto possa essere complessa una mappatura dei contagi nelle aree più profonde del continente africano e come lì i drammi che si sovrappongono l’uno all’altro non possano dare la corretta dimensione del coronavirus in alcune aree geografiche.

La distinzione tra ‘etnie’, ipotizzata dal dottor Galli, può essere un concetto pericoloso da dare in pasto all’opinione pubblica senza chiarimenti necessari e senza l’approfondimento che un rapido collegamento con una trasmissione televisiva comporta.