Piccoli spazi stracolmi di vite e privi di dignità. È la realtà che emerge dal reportage del giornalista tedesco Walter Rahue, che per il quotidiano La Stampa ha visitato l’ex aeroporto di Berlino Tempelhof e ha raccontato cosa accade all’interno dell’hangar 2. Centinaia di migranti che – in attesa di essere smistati e ottenere i permessi necessari per vivere in Germania – vivono ammassati in piccoli spazi, tra spazzatura e cattivi odori.
«L’hangar della vergogna – scrive Walter Rahue su La Stampa -, così lo chiamano le associazioni di volontari, le Ong e i collaboratori della Caritas che, in un drammatico appello al comune, ne chiedono l’immediata chiusura». Minuscoli spazi vitali. Ogni profugo che – momentaneamente – viene ospitato nell’hangar 2 dell’ex aeroporto di Tempelhof ha poco meno di quattro metri quadrati di spazio privato, dove poter stare con la propria brandina, sedia e scendiletto.
All’interno di quell’open space, vivono spalla a spalla rifugiati fuggiti da Siria, Afghanistan e Iraq. Uno spazio che ne può accogliere un centinaio, ma al momento se ne contano oltre 600. «Nessuna privacy – prosegue nel suo racconto Walter Rauhe -, ovunque regna un frastuono assordante di mille voci-dialetti e lingue, rumori metallici, annunci diffusi tramite altoparlanti, grida di bambini che improvvisano giochi nei corridoi. E ancora: gli odori che provengono dalla mensa improvvisata nell’hangar accanto e che si mischiano a quelli provenienti dai bagni chimici allestiti negli androni».
Uno scenario infernale che mette in luce la cattiva gestione nell’accoglienza tedesca dei profughi. «Fino a 2-3 anni fa tutti i profughi assegnati alla città-stato di Berlino venivano portati in questi hangar – spiega a Rauhe un volontario del centro di prima accoglienza dell’ex aeroporto di Tempelhof -. All’apice dell’ondata migratoria, quando ogni mese solo a Berlino arrivavano 12-20mila rifugiati e la cancelliera Merkel si faceva celebrare per la sua politica di accoglienza, fino a 4 hangar sono stati adibiti a dormitori. Fino a 4800 persone vivevano in condizioni indegne per la capitale di uno dei paesi europei più ricchi». Dei quattro hangar, ora ne è rimasto solo uno, ma la musica non è cambiata. La sinfonia offre sempre le stesse note, dolenti, di una politica che non ha prodotto i risultati sperati. Almeno non per gli «ospiti» forzati dell’ex aeroporto di Tempelhof che vedevano in Berlino la loro «Terra promessa».
(foto di copertina: Christoph Hardt/Geisler-Fotopress)