L’era delle monete locali

In Italia sono ancora una nicchia, ma si può dire che le monete complementari  stiano fiorendo . Si tratta di vere e proprie banconote che vengono accettate da enti e individui che appartengono a una cerchia ristretta di iscritti oppure possono essere monete elettroniche o metodi di compensazione di debiti e crediti tra imprese. Il femomeno delle monete complementari si ripete in periodi di crisi economica, infatti è già accaduto nel 1929, dopo il crollo di Wall Street e nel 2001, anno del default dell’Argentina. In italia gli esempi più di successo di questa pratica sono lo Scec e il Sardex, che è stato adottato in Sardegna, Sicilia e Piemonte e che presto arriverà in Marche, Liguria, Abruzzo e Sannio. Anche la regione Lombardia sta studiando l’introduzione di una moneta complementare, stessa cosa per alcuni imprenditori di Imola, coordinati da Unindustria Bologna.

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BITCOIN- C’è però un’atra valuta -il Bitcoin- che, nata per “contrastare il monopolio delle banche”, in realtà ha portato ad una maxi-speculazione. Questo fatto ha posto un interrogativo riguardante quella che dovrebbe una migliore regolamentazione del fenomeno. “Bitcoin -scrive Matteo Cavallito in un articolo pubblicato sul mensile Valori di giugno-  è stata inventata nel 2009 da Satoshi Nakamoto (probabilmente un nome di fantasia) ed è la più celebre e  valuta del pianeta,una moneta che puo’ definirsi math based (basata sul calcolo). Presentata come una rivoluzione, in realta’ ha portato a un fenomeno finanziario molto comune: l’arricchimento di pochi speculatori. La vicenda Bitcoin ha mostrato tutti i limiti di “un sistema basato sull’anonimato, la diffusione decentralizzata e l’assenza di controllo”

IL SIMEC – Il Simec, Inventato da Giacinto Auriti -ex docente dell’Università D’annunzio di Roma e sostenitore della teoria della “Sovranità popolare della moneta”- aveva una “quotazione doppia rispetto alla lira”. 100.000 Simec, ad esempio valevano come 100.000 lire, ma nei negozi convenzionati potevano essere acquistate merci per il valore di 200.000 lire. L’iniziativa, nata nel 2000 a Guardiagrele (Chieti), paese natale di Auriti, aveva sollevato un serie di polemiche , anche perchè i Simec venivano stampati e venduti da Auriti stesso, il quale cedeva il suo conio in cambio delle tanto odiate lire, ovvero 100 mila Simec in cambio di 100 mila Lire. Le “tesi” di Auriti vengono oggi usate per sostenere le teorie del complotto del “Signoraggio bancario”.

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IL SARDEX – Quella del Sardex a differenza del Simec e del Bitcoin può essere annoverata tra le esperienze positive nella nicchia delle monete complementari. Ideato in Sardegna nel 2007 da tre ragazzi che avevano previsto la crisi, si basa su un meccanismo molto semplice: le aziende iscritte al circuito accettano di ricevere una quota di crediti Sardex quando forniscono beni e servizi ad altre aziende che a loro volta potranno servirsi dei crediti quando ne avranno bisogno. Al circuito aderiscono circa mille realtà aziedali. L’esperimento ha funzionato così bene che adesso si pensa di introdurre il reddito di comunità, infatti, come si legge sul sito della regione Sardegna: “La proposta della Giunta – ha spiegato il presidente Ugo Cappellacci, illustrando alla stampa l’iniziativa assieme al direttore centrale dell’Agenzia, Mariano Mariani, e ai referenti di Sardex, Roberto Spano e Gabriele Littera – è di adottare il Sardex per istituire un ‘reddito di comunità’ da versare ai disoccupati sardi, un’ulteriore opportunità che vogliamo offrire a quei giovani che, per le difficoltà di accesso, non hanno ancora avuto la possibilità di affacciarsi al mondo del lavoro. Il funzionamento prevede una dotazione annuale di bilancio regionale pari a 20 milioni di euro, un vero e prorio Fondo di garanzia, da inserire nella manovra finanziaria per ciascuno degli anni dal 2013 al 2015. Stimiamo, infatti, il coinvolgimento di 10.000 giovani inoccupati, tra i 25 e i 35 anni, e l’erogazione di altrettanti redditi di comunità in moneta complementare ovvero 500 sardex mensili equivalenti a 500 euro al mese per beneficiario”

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LO SCEC – Lo Scec consiste invece  in una riduzione volontaria di prezzo. Quando ci si registra sul sito scecservice.org, si ricevono gratuitamente 100 Scec (che hanno un potere di acquisto di 100 euro) che possono essere spesi nei negozi convenzionati. Con gli Scec ricevuti come pagamento delle merci vendute, i commercianti possono pagare i fornitori e i produttori convenzionati. Sono 20.000 i soci e 3.000 le società che accettano lo Scec in 13 regioni d’Italia.

LE 3 REGOLE –  Secondo Luca Fantacci, docente della Bocconi, affinchè una moneta locale funzioni e non replichi su base locale i difetti della moneta ufficiale, è importante che rimanga “complementare”. La maggior parte degli scambi dovranno continuare ad essere pagati in euro. La moneta locale dovra occupare il 25 -30% del giro d’affari. In secondo luogo “deve essere creata in una quantita’ commisurata agli scambi di beni e servizi che devono essere  alimentati da questa moneta”. Infine, le monete complementari devono essere applicate all’interno di un perimetro circoscritto – spiega Fantacci. – Che pero’ non ha necessariamente a che fare con una certa taglia geografica, bensi’ con i legami tra i soggetti coinvolti. Dove si verificano scambi piu’ intensi, dove c’e’ coesione economica, esigenze  simili, li’ ha senso introdurre monete regionali o locali”

 

 

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