Cantelmi, Binetti e la terapia che “riaddrizza i froci”

Se essere gay è una malattia, come lasciano a intendere le recenti dichiarazioni della senatrice teodem del PD, allora non sarebbe il caso di cercare una cura? Qualcuno si è impegnato in questo senso, e a quanto pare di omosessualità si può guarire…

Il 23 dicembre 2007 Davide Varì racconta sulle pagine di Liberazione il suo percorso di riparazione dall’omosessualità (“Gli ho detto: «Sono gay». Mi hanno risposto: «La sua è una malattia leggera, possiamo curarla bene…»): si finge omosessuale in crisi e tramite Don Giacomo arriva a Tonino Cantelmi, psichiatra e presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC).

IL GURU DEI GUARITORI – Dopo avere accertato se il paziente avesse avuto rapporti completi e fosse stato “anche passivo”, il primo colloquio con Cantelmi si chiude con un nome di una psicologa e l’indicazione di sottoporsi a un test sotto la sua supervisione: «Diciamo che noi siamo un gruppo di psicologi che cercano di aiutare persone in difficoltà. La nostra è una terapia riparativa». Dopo aver fatto il test Minnesota e avere risposto per la terza volta (dopo Don Giacomo e Tonino Cantelmi) alla domanda “attivo o passivo?”, Varì torna per un secondo colloquio da Cantelmi. “Mi regala un libro: “Oltre l’omosessualità” di Joseph Nicolosi. Nicolosi, proprio lui, il guru dei guaritori, il creatore della terapia riparativa, quello che vanta ben 500 casi di «gay trattati», anzi, riparati. «Leggilo – mi dice – troverai situazioni simili alla tua. Persone come te che ce l’hanno fatta»”. L’articolo di Varì ha scatenato le ire di Cantelmi che lo ha querelato. Ma la vicenda non è finita qui.

LA SPINOSA QUESTIONE DEI GAY – “Dopo il tuo pezzo e le vicende legali non hai mai risposto pubblicamente a Cantelmi: perché, e perché hai deciso di farlo ora?“. “Quando ho iniziato la mia inchiesta non sapevo neanche chi fosse Cantelmi. Un giovane prete (Don Giacomo, ndr) mi ha indicato lui come referente della terapia riparativa. Una volta finita l’inchiesta, e arrivato il momento di scriverla e pubblicarla, ci siamo chiesti se era il caso o meno di mettere il suo nome. Non è nostra abitudine condurre battaglie ad personam, ma in quel caso ci siamo resi conto che era inevitabile – soprattutto per il ruolo pubblico di Cantelmi come presidente dell’AIPPC. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta abbiamo deciso di non rispondere alle sue provocazioni e gli abbiamo dato possibilità di replica pubblicandola su Liberazione con ampio risalto. Io stesso gli ho chiesto un’intervista, ma lui ha preferito declinare l’invito. A questo punto, dopo mesi di illazioni nei miei confronti, ho deciso di rispondere alle sue continue provocazioni. Lo devo alla serietà del mio giornale e alle migliaia di omosessuali che hanno subito questo genere di terapie. Detto questo, ho saputo che il Professor Cantelmi ha scritto un libro sull’intera vicenda. Forse i suoi continui attacchi servono per fare pubblicità alla sua opera. Nessun problema, lo aiutiamo. Il libro si chiama: Cattolici e psiche. Sottotitolo: La controversa questione omosessuale. Costa circa undici euro e si trova nelle librerie del Vaticano.

OMOSESSUALITÀ = MALATTIA SATANICA – “Cosa ti è rimasto più impresso del periodo in cui ti sei finto omosessuale e sei stato paziente di Cantelmi e dei suoi collaboratori?“. “È passato molto tempo ma la sensazione di claustrofobia emotiva temo che mi rimarrà addosso per molto tempo. Non solo: dopo la mia inchiesta sono stato tempestato da chiamate, da lettere e da mail di persone che hanno subito questa terapia da altri psichiatri e psicologi. Alcuni ragazzi hanno addirittura subìto esorcismi da parte di preti che considerano l’omosessualità come una manifestazione del demonio. Questo mondo va spazzato via! Ci sono centinaia di genitori in buona fede che vivono l’omosessualità dei propri figli al pari di un tumore o di una grave disabilità mentale. Un’idea alimentata da molti ambienti della nostra società“.

DIFFAMAZIONE? – “Cosa succede sul piano legale (della sua querela)?“. “Sul piano legale c’è una querela le cui accuse non fanno alcun riferimento alla terapia riparativa ma si riferiscono ad alcune mie espressioni, assolutamente secondarie. Cantelmi si sentirebbe diffamato per il fatto di aver chiamato il suo studio un porto di mare («Lo studio del professor Tonino Cantelmi – Presidente dell’Istituto di Terapia Cognitivo interpersonale, c’è scritto nella targhetta – è un porto di mare nel quale transitano e approdano le preoccupazioni e le angosce di varia umanità: ragazzini, adolescenti, mamme, nonne»). Bizzarro no? È strano che Cantelmi parli della querela come se fosse una condanna passata in giudicato. È strano che un professore della sua statura non conosca la differenza tra condanna e querela. C’è un detto tra i giornalisti: non sei un buon giornalista se non hai almeno tre querele. Io per ora ne ho una, quella di Cantelmi, che rivendico con molto orgoglio. Certo, chi fa inchieste si espone, ma chi non si espone è davvero un bravo giornalista?”.

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