Micciché, la Mafia e l’accusa di essere sostenuto dai boss

18/09/2010 di Dario Ferri

“Metterò un detector anti criminalità”, annuncia oggi il deputato ex PdL parlando del partito che dice di voler fondare. Una precauzione da prendere, considerata una vecchia testimonianza che lo accusava  di essere appoggiato da “notabili”

Alla vicinanza alla sinistra extraparlamentare, nella giovinezza, seguirono gli studi, la conoscenza di Marcello Dell’Utri, l’ingresso in Publitalia, il ruolo di coordinatore di Forza Italia nella Sicilia Occidentale ai tempi della discesa in campo del Cavaliere (annata ’93-’94). Quella di Gianfranco Miccichè, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE, è la storia di uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi. E come Berlusconi, col quale ha condiviso solo una fetta del percorso professionale e politico, è stato anch’egli raggiunto dall’accusa di essere vicino alla criminalità organizzata.

PAROLE PESANTI – “Metterò un mafia detector“, dice oggi quando gli chiedono come farà il partito che ha appena annunciato di voler fondare a difendersi dalle infiltrazioni della criminalità. Un rischio da evitare a tutti i costi, proprio perchè contro di lui, sui legami con la mafia, sono state già pronunciate parole pesanti. Lo ha fatto Lorenzo Rossano, un industriale siciliano interessato alla politica e poi entrato nel mirino della mafia. Dopo il crollo della DC Rossano aveva sposato le idee di Berlusconi, e fondato insieme al fratello ed an un “notabile della sua zona“, un club di Forza Italia, a Pioppo, vicino Monreale.

PUNTO DI RIFERIMENTO MAFIOSO – A Pioppo, raccontava Rossano, il club di Forza Italia, era guidato dalla famiglia Pupella. L’imprenditore tirava in ballo pure l’onorevole oggi fuoriuscito dal PdL berlusconiano: “I Pupella sono legati ad un personaggio mafioso come Giuseppe Balsamo… Il Coordinatore di Forza Italia Gianfranco Miccichè ha come punto di riferimento a  Monreale Geppino Pupella”. “L’onorevole Miccichè aveva preso, con personaggi mafiosi di Brancacio, impegni a favore di un candidato, ottenendone in cambio supporto economico ed elettorale per tutto il partito da lui rappresentato in Sicilia, cioè Forza Italia“.

MOLTO RISPETTO – Che Miccichè fosse un personaggio potente l’imprenditore, uno che si vide negare la candidatura alle provinciali proprio dal coordinatore del partito berlusconiano, non ha dubbi. Rossano diceva di essersi reso conto del livello di inserimento politicomafioso di Miccichè in occasione di un comizio a Monreale. “Personaggi che io consideravo molto influenti a Monreale, come Onofrio Greco, Geppino Pupella, Ciccio Mortillaro, Bino Catania, Franco Madonia e lo stesso mandalari… accolsero Miccichè con grandi onori e molta reverenza“. Una “reverenza” – che scrivono Leo Sisti e Peter Gomez ne L’Intoccabile – non era stata riservata agli altri più conosciuti personaggi politici della zona come l’onorevole Silvio Liotta e il senatore Michele Fierotti, ovvero gli esponenti forzisti che sarebbero poi stati eletti in quel collegio.

PERSONAGGI IMPORTANTI – Rossano, davanti ai giudici, raccontava delle confidenze fattegli da Pino Mandalari, commercialista di Riina. “E’ stato voluto da personaggi importanti“, gli avrebbe rivelato, intendendo per ” personaggi importanti” “personaggi di spessore mafioso“. Raccontava, poi, di un suggerimento di un’amica della segreteria politica di Miccichè: “Silvana Tedeschini mi disse che per i miei interessi nel mondo imprenditoriale non mi conveniva mettermi contro Miccichè, portato da personagi di grossissimo spessore politico, e, mi fece capire, anche mafioso. Aggiunse che da lì a poco sarebbe diventato l’uomo politico più potente delal Sicilia, mettendosi a mia disposizione per mediare il mio eventuale avvicinamento politico a Miccichè. Non lo feci per orgoglio personale“.

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