Truffe online: i siti di e-commerce da evitare e come funzionano

Numerosi siti, fatti in serie, che vivono il tempo di truffare il maggior numero di persone e poi darsi alla macchia.

onlineINARRESTABILI – Non si ferma l’opera delle persone che producono in continuazione falsi siti di e-commerce italiani e hanno ormai truffato migliaia di persone. Nonostante le numerosissime denunce e gli interventi delle forze dell’ordine, sembra infatti che nessuno sia ancora riuscito a stroncare la fabbrica di siti farlocchi e l’operato di chi, ormai da mesi, incassa e sparisce.

Secondo il sito di Euroconsumatori ad esempio, i numeri di truffati dai siti simili di cui si sono occupati è notevole:

Impressionanti i numeri delle persone coinvolte e truffate nel giro di poche settimane: un migliaio ca. per Hightechonline.it, 450 ca. per Audiovideomania.it, ca. 250 per Tvefoto.it, non disponibili al momento per audiovideofoto.it.

IL BOTTINO – Considerando che ogni truffa vale da qualche decina al migliaio di euro, sono facilmente intuibili il giro d’affari, la mole di lavoro e le competenze tecniche comunque necessarie per portarla a termine, perché quelli impegnati nel business offrono anche feedback ugualmente falsi ai clienti truffati, millantando ritardi di corrieri e altre scuse al fine di allontanare nel tempo il momento nel quale il cliente deciderà che sì, l’hanno truffato e non vedrà mai più i suoi soldi e nemmeno gli oggetti promessi. Oltre a quelli individuati da Euroconsumatori, sono molto numerosi i siti già chiusi dopo aver razziato il razziabile:

  • www.hightechonline.it
  • www.audiovideomania.it
  • www.audiovideofoto.it
  • www.eletroniccenter.it 
  • www.jackshop.it 
  • www.mediatechstore.it
  • www.miotech.it
  • www.gotronic.it
  • www.go-shopping.it
  • www.hitronic.it
  • www.mistertop.it
  • www.cornertech.it

Ma non basta, perché alcuni lettori ci hanno segnalato anche hessishop.it e
stopstore.it. Mentre il primo è già stato chiuso, il secondo (Stopstore.it) è ancora pericolosamente attivo e si propone come “rivenditore autorizzato” di una marca con la mela e “rivenditori ufficiali” di altre marche. Una chiara millanteria. C’è poi il dettaglio per il quale anche questo è pubblicizzato dal sito shopmania.it, che è la vera porta d’ingresso alla grande visibilità per questi siti, fedelissimi di questo “trovaprezzi” che non sembra riuscire ad arginarne l’operato.

DOVE FINISCONO I SOLDI –  Un utente accorto dovrebbe insospettirsi del fatto che alla fine di tutto il gioco il compratore è invitato ad effettuare un bonifico intestato a una persona fisica (diversi conti intestati a persone diverse nel caso) e non a una società. In questi casi a volte su una carta Postepay o un conto presso la filiale di Napoli (o in Campania) delle Poste Italiane o ancora di altre filiali di banche della zona, secondo le segnalazioni dei truffati. L’interrogazione dei WHOIS dei siti offre un panorama impietoso di nascite recentissime e di morti improvvise e forse è bene ricordare che questo genere di controllo è utile per stabilire l’età del sito a prescindere dalle dichiarazioni in home page, che in questi casi sono accompagnati da riferimenti verosimili a ditte realmente esistenti, all’insaputa dei legittimi titolari, messi sui siti a far fede insieme ai loro numeri del registro della camera di commercio o a quello dell’IVA. I siti hanno tra le comunanze grafiche  template simili con abbondante uso di rosso, nero e grigio e persino i favicon in comune. P.s. come segnalato nei commenti il favicon è quello di prestashop.com che offre la possibilità di creare facilmente siti per l’e-commerce, non un indizio di colpevolezza, ma d’identica e ricorrente pigrizia da parte di chi in questi casi non lo cambia.

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LE TUTELE – Purtroppo questa truffa insegna che non esistono metodi di pagamento sicuri, perché i malintenzionati hanno trovato il modo d’aggirare persino la “garanzia offerta da Paypal, come racconta Marco Giacomello ripercorrendo una sua amara esperienza.

Qual è il livello di copertura offerto dalla Protezione acquirenti PayPal?

  1. Se PayPal risolve il reclamo a favore dell’utente, rimborserà l’intero prezzo di acquisto dell’oggetto e le spese della spedizione originale.
  2. PayPal non rimborserà all’acquirente le spese di spedizione sostenute per la restituzione dell’oggetto al venditore o a un terzo specificato da PayPal. Se il venditore presenta la documentazione giustificativa comprovante che le merci sono state consegnate all’indirizzo dell’acquirente, PayPal potrebbe risolvere il reclamo a favore del venditore anche se l’acquirente non ha ricevuto la merce.

Umh, non è quello che mi è stato detto dal call center PayPal (ed è quello che ad oggi è effettivamente (NON) accaduto). A me è stato detto che basta che il venditore abbia spedito una qualsiasi cosa all’acquirente. Ma ecco il paragrafo b) spiega molto:

“Se il venditore presenta la documentazione giustificativa comprovante che le merci sono state consegnate all’indirizzo dell’acquirente, PayPal potrebbe risolvere il reclamo a favore del venditore anche se l’acquirente non ha ricevuto la merce”.

Come potrà mai il venditore dimostrare di aver spedito proprio quell’oggetto acquistato? Basta una distinta di spedizione qualunque per far venire meno i diritti dell’acquirente?

Pare di si. Vedremo come PayPal deciderà di muoversi.

COME FANNO – Nella pratica succede che i truffatori spediscono con tanto di tracking code del pacchi vuoti o una busta con un foglio dentro. In questo modo giustificano a servizi come PayPal la vendita e rendono più difficoltoso il rimborso ai clienti. Per questo motivo quando arriva il postino è buona norma rifiutare qualsiasi pacco o busta che non sia compatibile con le dimensioni dell’oggetto ordinato. A quel punto però i soldi sono già persi, ma se avete pagato con Paypal potrete sperare nel rimborso.

COME EVITARE – Meglio prevenire, cercare online tutte le informazioni possibili sul Nome o nickname dell’utente che vende, e relativi numeri di telefono, o partite iva, o le sedi del negozio. In questo vi aiuta usare Google Maps che vi permette di  vedere le insegne dei negozi o se all’indirizzo c’è una chiesa invece di un magazzino. Poi ci si può anche divertire a mettere in un motore di ricerca le immagini dei “negozi” o dei “dipendenti” dell’azienda, subito si scopre che sono state rubate ai siti di negozi (questo il caso di Stopstore) o professionisti esistenti, ma che nulla hanno a che fare con la truffa. Utile è anche inserire in un motore di ricerca la combinazione di TRUFFA+nomesito, perché se qualcuno è già stato truffato online è frequente che se ne lamenti online. La ricerca con Stopstore.it allarmerebbe immediatamente anche il più fiducioso, da fare sempre. Anche la verifica di nome e partita IVA del venditore (dal sito della Agenzia delle Entrate) è di solito rivelatrice, anche se nessuno impedisce ai truffatori di adottare una combinazione corretta.

LA PRUDENZA NON È MAI TROPPA – Ma soprattutto vale il principio di andare con i piedi di piombo tutte le volte che si trova il “miglior prezzo” in rete, soprattutto se offerto da vetrine senza passato e dal futuro incerto, non siete stati bravi voi a trovare quel nuovo sito che fa offerte clamorose e non avete già concluso l’affare, prima di spedire i vostri sudati eurini e vivere tutti felici e contenti, dovete ancora spendere qualche minuto ed effettuare qualche controllo. Resterete più sereni nell’attesa dell’agognato pacco e non avrete mai a pentirvene.

 

 

 

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