Natascha Kampusch: otto anni di prigionia in un libro

06/09/2010 di Ferma Restando

La ragazza austriaca rapita a 10 anni da un maniaco sessuale racconta la sua folle esperienza. E pensa di citare la polizia per negligenze nelle indagini sul suo caso.

Natascha Kampusch, la ragazza austriaca che è stata imprigionata per 8 anni e torturata sistematicamente dopo essere stata rapita mentre andava a scuola all’eta di 10 anni, è tornata a parlare della sua esperienza shockante.

UN LIBRO PER RICORDARE – Nel suo libro “3096 Days” Natascha racconta come è stata tenuta in una prigione sotterranea “ermeticamente sigillata”, picchiata e riempita di lividi, e costretta a dormire ammanettata al suo rapitore. Ha anche raccontato di aver pensato al suicidio perché era l’unica via d’uscita. E’ scomparsa mentre andava a scuola nel 1998, ed è riuscita a liberarsi dalla stretta di Wolfgang Priklopil, un tecnico delle comunicazioni, nell’agosto del 2006. E’ stata abile a distrarlo con i rumori di un’aspirapolvere, ha preso il cellulare ed è corsa alla casa vicina per dare l’allarme. Una settimana dopo, Priklopil, di 44, si è suicidato mentre scappava dalla polizia saltando sotto un treno. La Kampusch adesso ha 22 anni e presenta un talk show della televisione austriaca, ma ovviamente è rimasta segnata dalla morte del suo rapitore, visto che, anche se suona piuttosto macabro, ormai lui era diventato “parte della sua vita”. “Aveva occhi blu, e il suo fissare era stranamente intenso; sembrava perso e molto vulnerabile” scrive. Ricorda di aver cominciato solo di recente ad andare a scuola da sola nella città dove vive (Donaustadt), e di ricordare ancora le raccomandazioni della madre di non parlare con gli estranei.

QUEL GIORNO MALEDETTO – Ricorda la sua cattura come “una coreografia del terrore” Priklopil l’ha presa per la vita e l’ha spinta nel suo furgoncino – Natascha cerca di ricordare la sua prima reazione: “Ho gridato? Non lo so. Già ogni cosa dentro di me era un unico grido”, ha detto. “Provavo a gridare ma andava sempre più giù nella mia gola. Mi sono difesa? Credo di averlo fatto, perché il giorno dopo avevo un occhio nero. Mi ricordo solo una sensazione di paralisi”. “Il momento in cui mi prese durò solo pochi secondi. Ma nel momento in cui la porta del furgoncino si è chiusa dietro di me, ero consapevole del fatto che ero appena stata rapita – e che probabilmente sarei morta”. Sebbene Priklopil dapprima sia apparso relativamente premuroso, anche parlando con la sua giovane prigioniera dei suoi bisogni, poi gradualmente è cambiato fino ad arrivare a violentarla. Dopo un anno, la costringe a scegliere un nuovo nome nel tentativo di diminuire il senso della sua identità: lei sceglie Bibiane. Prima di essere rapita stava bene, dopo ha cominciato a dimagrire, e veniva costretta a sfilare per lui in biancheria intima nel giardino della casa che la teneva prigioniera.  Natascha dice che ha iniziato a considerare seriamente il suicidio: “A 14 anni, ho provato molte volte a strangolarmi con i vestiti; a 15 ho provato a tagliarmi il polso con un largo ago da cucito”, ricorda. La Kampusch è considerata come una paziente che ha avuto un buon recupero psicologico dopo quanto passato. Sta pensando di citare in giudizio la polizia austriaca per negligenze nelle indagini sul suo caso.

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