La vera patria dello stupro

La Bbc ci porta in Sudafrica per raccontarci una delle piaghe più gravi del paese più moderno del continente, ovvero quella degli stupri. E per spiegare al meglio tutto iniziamo raccontando la storia di un giovane di 22 anni abitante nel sobborgo di Soweto.

INDIFFERENZA TOTALE – Il ragazzo, pochi giorni prima della fine dell’anno, ha ricevuto la visita della polizia in quanto accusato di aver violentato una giovane di 17 anni. La violenza è avvenuta su un bancone di un bar, il suo bar, ed è stato un gesto talmente improvvisato ed estemporaneo che il ragazzo non ha neanche ritenuto opportuno fuggire per non farsi trovare dalla polizia, allertata dalla stessa ragazza, visto che nel bar non c’erano testimoni della violenza.

600 MILA STUPRI L’ANNO – A differenza di quanto sta accadendo in India in questi giorni, in Sudafrica nessuno si chiede il perché di tanta violenza gratuita nei confronti delle donne e sembra che la società non si curi neanche di tale gigantesco problema. Anzi, il tutto viene liquidato con un’alzata di spalle. E finisce lì. In attesa della violenza successiva. In Sudafrica vengono denunciati mediamente sessanta mila stupri l’anno, più del doppio di quanto non avvenga in India, anche se il Paese è molto più piccolo. Ma secondo gli esperti il numero reale sarebbe dieci volte maggiore, quindi parliamo di 600 mila violenze.

 

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GLI ATTACCHI ALLE NONNE – In quest’ultima settimana i giornali sudafricani si sono improvvisamente riempiti di storie relative a quella che sembra l’ultima moda nel Paese, ovvero la violenza di donne anziane, violenza che avviene spesso in zone estremamente rurali. Lo scorso 2 gennaio sono state stuprate due signore rispettivamente di 82 e 73 anni. Ma al di là del senso di rabbia e frustrazione dell’intellighenzia locale la popolazione sembra che non si interessi minimamente della cosa. Negli ultimi giorni molti esponenti dell’elite politica e culturale hanno guardato con grande interesse verso l’India nella speranza che l’onda dell’indignazione quantomeno lambisse le coste del Sudafrica. Ma niente di tutto questo è accaduto.

LO STUPRO E’ NELLA NOSTRA CULTURA – Ed è stupire è sopratutto il fatto che tali violenze gratuite non possono essere giustificate da nulla. Zwelenzima Vavi, leader sindacale locale, ha spiegato che non può nascondersi la povertà dietro la violenza di un bimbo di tre mesi o di una nonna di 87 anni. “Lo stupro fa parte della nostra cultura patriarcale”, ha aggiunto la donna d’affari Andy Kawa, vittima a sua volta di uno stupro di gruppo. La donna ha poi aggiunto: “succede ogni giorno ed avviene ovunque, anche in casa. E non se ne parla per paura, perché in genere è lo stupratore ad essere potente”.

IL GOVERNO FA IL MASSIMO MA NON BASTA – Mpumelelo Mkhabela, direttore del giornale di Soweto, ha spiegato che le persone devono fare di più per combattere la piaga dello stupro. “Il governo sta facendo il massimo -ha spiegato- ma anche la cittadinanza deve fare qualcosa, raccogliere la sfida e combattere anziché indignarsi per poi arrendersi dopo pochissimi giorni”. L’unica certezza è quindi data dal fatto che il Sudafrica è una società violenta. E’ stato così per decenni ed ormai la gente è abituata, si è adeguata. E non si può cambiare niente.

L’INDIFFERENZA DI UNA VIOLENZA – In molte comunità le giovani donne parlano tra di loro sugli stupri e su quello che potrebbe accadere loro, mentre i giovani uomini crescono con un senso del diritto a dir poco viziato dalla realtà. Ed in quest’ultima settimana non vi è stata alcuna reazione, se non qualche riga su alcuni dei quotidiani più importanti, relativamente allo stupro di gruppo subìto da una ventunenne in coda per iscriversi all’università di Pretoria. La giovane è stata trascinata nella vegetazione ed è stata violentata da quattro uomini non identificati. Fortunatamente è riuscita a sopravvivere. Il tutto nell’indifferenza più totale. Bisogna fare qualcosa per le donne contro gli uomini -ha spiegato un’altra donna- ma in realtà chissà se cambierà mai qualcosa. (Photocredit Lapresse)

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