Don Alessandro Santoro: il prete che battezza i figli dei gay

Don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge a Firenze battezzerà due bambini di una coppia gay della provincia di Prato. “Non c’è nulla da dire” commenta il sacerdote. “E’ un battesimo di due bambini e basta”. La funzione si celebrerà presso la Comunità Piagge, spazio dove associazioni di volontariato e cooperative si muovono per ridare dignità al luogo con laboratori, corsi, incontri: “Non è proprio una parrocchia -racconta Don Santoro – ma vive e funziona come tale. E’una comunità inserita nel quartiere popolare delle Piagge di Firenze. Io sono qui da 18 anni. Viviamo insieme questa esperienza, spirituale, educativa, umana, lavorativa. C’è un fabbricato che funziona come spazio per incontri e luogo dove si celebra la domenica”.

LA FAMIGLIA – Luciano e Davide, questi i nomi della coppia, si sono sposati negli Usa e hanno avuto due gemelli grazie all’utero in affitto di una donna fecondata dal seme di Davide. I bimbi, riconosciuti figli di entrambi oltreoceano, per la legge italiana rimangono invece solo figli del padre biologico. Il prete ha accompagnato Luciano e Davide alla preparazione del matrimonio. “I bambini verranno battezzati nella comunità delle Piagge, la data è già fissata – ha spiegato il prete alle agenzie – Accolgo ben volentieri il fatto di battezzarli e sarà festa come per tutti gli altri bimbi”.

IL PRETE – Don Santoro, in passato era finito al centro di polemiche ed è stato sospeso per un certo periodo. La sua “colpa”? Aver celebrato il matrimonio religioso tra un transessuale e il suo compagno. Non riconosciuto dalla Chiesa, in quanto la sposa è considerata “non donna”. “Sono sposati da più di 30 anni (al tempo delle nozze 26) con rito civile. Loro chiedevano semplicemente il matrimonio religioso. Io non ho fatto altro fatto che benedirli. Per me loro sono sposati anche religiosamente”. Quanto è difficile aprire i fedeli all’omosessualità? “Personalmente nella comunità non ho mai avuto problemi. Basta vivere dentro le situazioni e le realtà e le persone hanno la capacità di superare stereotipi e luoghi comuni. Mentre per chi è figlio di un obbiedenza formale a un sistema religioso, casi spesso ci sono problemi a fare breccia. E’ un mondo un po’ chiuso in se stesso, che continua a non dialogare su questioni che non sono dogmi divini ma processi in evoluzione. Bisogna incontrarsi, confrontarsi, percorrere insieme un cammino, per creare forme reali e vere di una accoglienza a 360 gradi per tutti”.

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LA COMUNIONE – L’ultima piccola rivoluzione ci fu questo ottobre, quando in una lettera indirizzata a monsignor Giuseppe Betori, (arcivescovo di Firenze) il prete annunciava, insieme a don Giacomo Stinghi, a don Fabio Masi e a suor Stefania Baldini, la “scelta dell’obiezione di coscienza” rispetto ai precetti della Chiesa sull’accesso ai sacramenti degli omosessuali cattolici. “L’idea è nata da una pagina di un giornale diocesano, che secondo noi sembrava creasse confusione su come la Chiesa potesse accogliere le coppie omosessuali. Abbiamo fornito degli strumenti per affrontare in maniera diversa il tema dell’omosessualità, rispetto a ciò che era illustrato sul giornale. Dare modo a cristiani e non di conoscere anche un altro modo di riflettere sull’omosessualità”. Ha ricevuto note di disappunto da altre esponenti della Chiesa riguardo a questo battesimo? “Non so, stamattina è finito tutto sui giornali, non sapevo nemmeno che uscisse questa notizia. Io non punto alla stampa”. Pensa solo alla vita della comunità. Domenica prossima Don Santoro ha un altro battesimo e precisa che non esistono differenze: “Non ci vedo nulla di diverso rispetto agli altri battesimi che celebro. E vorrei che si continuasse così”.

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