Luttazzi “copia”. E s’incazza se glielo fanno notare

Il comico citato nell’editto bulgaro e cacciato dalla tv-bene italiana si arrabbia quando alcuni fan gli fanno notare la somiglianza tra molte sue battute e quelle di comici americani. E fa cancellare da internet i video che ne parlano. Youtube e Facebook censurano. Senza motivo.

Come fai a dire che una mosca scorreggia? Improvvisamente vola dritta. Zzzz pppp! Zzzz pppp! Zzzz pppp!“. Ok, non è che sia un granché, come battuta. Eppure è diventata un po’ l’emblema di una specie di “guerra sotterranea” che va avanti da un po’ su internet, e coinvolge uno dei “censurati storici” della televisione italiana. Il quale però stavolta ha deciso di vestire i panni del censuratore.

LUTTAZZI COPIA O CITA? – La star in questione è Daniele Luttazzi. Luttazzi, celebre per essere stato nominato dal premier Silvio Berlusconi insieme a Enzo Biagi e Michele Santoro in quello che è rimasto famoso come l'”editto bulgaro” del premier, da un po’ di tempo deve combattere con una serie di commentatori che gli ricordano i suoi “debiti” di riconoscenza – riconosciuti a posteriori in qualche intervista, mai citati esplicitamente nelle opere da lui firmate – nei confronti di una serie di comici statunitensi, come George Carlin, ovvero l’autore originale della battuta citata da Luttazzi e poi ricopiata, sempre secondo Luttazzi, da Paolo Bonolis durante Striscia la notizia. Quella che vedete riprodotta in questo video, dove il censurato si lamenta di essere stato copiato ma non citato da Bonolis, senza però farsi scappare nemmeno in un inciso che quella battuta era stata una sua rielaborazione di uno sketch di Carlin che aveva per protagonista una farfalla.

(video tolto per richiesta di rimozione su Youtube a causa di “violazione del copyright”)

Copia o cita, Luttazzi? Nel caso di Carlin, in effetti, lamentarsi della ripresa di una battuta che non è completamente farina del proprio sacco sembra un po’ paradossale, anche se si sa che la rielaborazione migliorativa di un’idea originale (mettere una mosca al posto di una farfalla) è considerata da molti (non da tutti) un’espressione artistica a sé stante, anche se di minor valore specifico rispetto all’invenzione pura. Esistono “riproduzioni” di questo tipo nella storia dell’arte, con protagonisti artisti del calibro di Picasso, vero. Ma queste opere non sono mai citate nel novero delle più importanti degli artisti in questione: Guernica è più famosa di quella volta che Pablo ha copiato (citato) Braque, magari per gioco, magari per risignificare l’opera del collega.

SO’ RAGAZZI, LO FANNO – Il problema però non è solamente qualitativo, è anche quantitativo. Dicono i maligni infatti – e ammette lo stesso Luttazzi alla fine del gioco La Caccia al Tesoro, dove sul suo sito internet invitava gli utenti a indovinare di chi fossero alcune battute – che nel caso del suo repertorio ci sono 130 comici, dai quali sono state riprese battute, loro citazioni e anche interi sketches, come nel caso di un contributo rimasto poi famoso tratto da Satyricon del 2002: “Perché quando si tratta di donne, è un aborto e quando si tratta di una gallina è un’omelette? Da quando saremmo diventati superiori ai polli? Ditemi un motivo! Non c’è. E sapete perché? Perché i polli sono gente rispettabile: quando è stata l’ultima volta che un pollo ha dato da mangiare farina ad animali per guadagnarci su? Quando è stata l’ultima volta che un pollo ha avuto bombe per smaltire l’uranio di scarto? Quando è stata l’ultima volta che un pollo ha fatto esercitazioni militari non autorizzate in uno spazio aereo civile rischiando come minimo sei collisioni con aerei pieni di passeggeri? Il potere ai polli. Polli di tutto il mondo, unitevi!“. Mentre nell’ultima frase non è difficile ritrovare una parodia di quel Marx che non faceva di mestiere il comico, le prime ricordano uno spettacolo di Carlin, You are all diseased, del 1999: “E ora un’altra domanda: come mai quando si tratta di noi è un aborto, e quando si tratta di un pollo è un’omelette? Siamo diventati migliori dei polli, per caso Quando è successo, che abbiamo sorpassato i polli in bontà? Ditemi sei cose in cui siamo migliori dei polli. Non ci riuscite, vero? Si vedono forse polli andare in giro a spacciare droga? Non si è mai visto un pollo legare qualcuno a una sedia e collegargli le palle alla batteria di un’auto, vero? Quando mai avete sentito di un pollo che è tornato a casa dal lavoro e ha sfondato il culo a calci alla sua gallina, eh? Non succede, perché i polli sono brave persone“. Questo è plagiare?

NO, PERO’… – No, è semplicemente prendere spunto da un’idea divertente, citarla e modificarla rendendola più vicina all’attualità. Anche se a volte Luttazzi ci mette davvero poco del suo. Come nel caso di un monologo di Chris Rock, che comincia così: “Vedete, è facile per una donna rifiutare del sesso. E’ una cazzata per voi tutte rifiutare del sesso. Non è niente. Voi dite: “Perché non sai dire di no? Io dico di no”. E sapete perché? Perchè a ogni donna che si trova tra il pubblico cercano di scoparsela da quando aveva 13 anni. Alle donne offrono cazzo tutti i giorni“. Luttazzi cambia l’età di partenza, portandola un anno avanti (siamo pur sempre in un paese cattolico), e aggiunge: “Quando ciascuno di noi dice a una donna ‘Hey, bel vestito’, in realtà le sta offrendo il suo uccello“. “Ogni volta che un uomo sta facendo il simpatico con voi, non sta facendo altro che offrirvi il suo cazzo!“, diceva invece Rock. “E’ incredibile! Siamo nel terzo millennio e ci sono ancora ragazze che si rifiutano di succhiarti l’uccello!“, si scandalizzava Luttazzi tra le risate del pubblico nel 2002; “Siamo nel 1999 e ci sono ancora donne che non fanno i pompini, vi rendete conto cazzo?“, diceva ancora Chris Rock. Quel monologo viene ancora saccheggiato da Luttazzi, che attualizza il Betamax citato da Rock per paragonarlo alle donne che si comportano così trasformandolo in un Commodore 64. Ok, non è un plagio. Ma una citazione sarebbe necessaria, tanto per dirla nel linguaggio di Wikipedia.

A PROPOSITO! – E a proposito di Wikipedia, è gustosa questa email nella quale Daniele Luttazzi si rivolge agli autori dell’enciclopedia libera a proposito della presenza di alcune sue battute nella sezione Wikiquote: “Ciao. Sono Daniele Luttazzi. Qualcuno degli autori Wikiquote mi ha chiesto se ero d’accordo sulla pubblicazione di alcune mie battute. Ok, ma solo una decina. Di più è approfittarsene. Non costringetemi a ricorrere all’avvocato. Ho scelto personalmente le battute pubblicate su Wikiquote. Sono nella versione corretta: in internet girano spesso versioni parafrasate. Se vuoi una conferma, scrivimi a info@danieleluttazzi.it. Ciao e buon lavoro“. E’ approfittarsene, dice Luttazzi. Le battute sono nei miei libri, è il ragionamento: per leggerle bisogna comprarlo, sono il frutto del mio lavoro. Bisogna pagarmele. Non fa una grinza, anche se seguendo lo stesso ragionamento, e ricordando la legge sul copyright, allora anche utilizzare il prodotto dell’ingegno altrui è perfettamente legale, in alcuni casi. Nello specifico, “Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali“, dice l’articolo 70 della legge sul diritto d’autore n. 633/1941.

CHE C’ENTRA? – Certo, ci vorrebbe un esperto per dirlo con certezza, ma ad occhio si potrebbe dire che se Wikipedia cita una quarantina di battute di Luttazzi invece che dieci, non commette alcun reato, con buona pace dell’avvocato che il comico voleva mettere in mezzo in caso qualcuno si fosse permesso, ‘ché lei non sa chi sono io, mio caro. Se invece Luttazzi copia interi sketches altrui senza attribuirne la giusta paternità non sta citando, e se lo fa per guadagnarci dei soldi starebbe camminando sul sottile filo del reato, nel caso in cui gli autori da cui ha preso fossero editi in Italia da case editrici pignole sulla questione del copyright. Il monologo su Dio e i dinosauri di Eddie Izzard, ripreso da Bollito misto con mostarda (2005), ad esempio, era registrato nello spettacolo Circles del 2000, e il numero di battute identiche superava quello di quelle “modificate” creativamente (?) da Luttazzi. Ma diciamolo: chi volete che se ne accorga? Per farlo, bisognerebbe che qualcuno si mettesse lì a tradurre e sottotitolare in italiano i monologhi di Izzard, Rock, Carlin e tantissimi altri (Stephen Fry, Steven Wright, Linda Smith, Bill Hicks, Dave Attel, Chevy Chase, Bill Maher, Morth Sahl, Jack Handey), e poi li mettesse a confronto con gli spettacoli di Luttazzi, ricordando poi le citazioni di interviste e articoli di Daniele nei quali il comico si lamentava dei plagi altrui. Per farci magari un video.

DOV’E’ IL PUNTO? – E siamo al punto. Ovvero a un documentario, dal titolo “Il meglio [NON E’] di Daniele Luttazzi“, messo on line proprio da chi si è divertito finora a ripescare le somiglianze tra le battute di Luttazzi e quelle dei comici. Su Youtube, ovviamente, ma è inutile adesso andare a cercarlo. Perché, dopo essere stato hostato, è stato fatto rimuovere dopo un paio di giorni per un reclamo di violazione del copyright da parte della Krassner Entertainment srl, società con uffici a Sasso Marconi, e sede legale a Bologna, in via dei Mille 19, e con sito internet registrato da Daniele Fabbri, nome all’anagrafe dell’artista Daniele Luttazzi. Su Megaupload lo stesso video è durato una settimana: altro reclamo di violazione del copyright, altra rimozione; anche Facebook ci ha messo tre giorni a cassarlo. Il video è scaricabile da Torrent ed eMule, ma uploadandolo – e pubblicizzandolo, come è successo all’utente Luttazzi Copia su Facebook – si va subito incontro alla richiesta di rimozione. Una richiesta che pare immotivata dal punto di vista legale.

LA LEGGE! – Perché nel video, che sottotitola sketches tratti da trasmissioni americane e, di rimando, li accosta a sketches presi da quelle girate da Luttazzi, come Barracuda, Satyricon e altre produzioni per tv satellitari come Jimmy, non si sta violando alcuna legge sul copyright. Lo dice la legge stessa, come ricordato prima: “Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione“. E’ esattamente questo che sta succedendo: a parte che di norma i detentori dei diritti d’autore su trasmissioni della Rai sono solitamente le aziende televisive, e non i comici (a meno che non ci siano particolari accordi tra le aziende stesse e le persone, questo non possiamo saperlo), l’intenzione dell’autore del video è chiara: sta citando per criticare (dimostrando la somiglianza tra monologhi e sketches), e lo sta facendo in maniera rimaneggiata. Ecco quindi che è difficile non riscontrare, nella continua cancellazione di video in seguito a richieste provenienti – come ha scritto Youtube – da una società riconducibile a Daniele Luttazzi, quella che tecnicamente si chiama una censura.

DEFINISCI: CENSURA – Ovvero, il controllo della comunicazione o di altre forme di libertà da parte di un’autorità: un arbitrio, effettuato dai detentori della possibilità di hostare video (se non fosse chiaro, si intende Youtube visto che è il provider a compiere l’atto), nei confronti di un utente, a causa della chiaramente immotivata richiesta di un terzo, un personaggio pubblico che non vuole far passare critiche sul suo conto. Se Luttazzi ritenesse diffamatorio il contenuto del video, potrebbe tranquillamente querelarne l’autore e chiedere la rimozione del documentario dalle piattaforme di hosting. Poi, però, si aprirebbe un processo pubblico che lo vedrebbe nelle vesti del “cattivo“, ovvero di quello che non vuole si parli “male” di lui, dopo che agli occhi dell’opinione pubblica è passato per anni come “censurato” (dalla Rai prima, dal La7 poi) per le polemiche che si sono succedute a causa delle sue trasmissioni. Una storia troppo ghiotta per lasciarsela scappare. In più, se davvero Luttazzi querelasse, si comincerebbe giocoforza a discutere anche del contenuto del video, e qualcuno potrebbe persino pensare che l’autore non ha tutti i torti, visto quanto si somigliano battute e sketches. Figuratevi poi se un giudice dovesse assolvere l’imputato, nel merito, appellandosi all’articolo 21 della Costituzione oltre che alla legge sul copyright. Quella sì, che sarebbe una battuta originale. Farebbe sganasciare dal ridere tutti. Tanto buona e divertente che la copierebbe persino Luttazzi.

MA C’E’ CHI DICE NO Davide Prevarin, vincitore della Caccia al Tesoro 2006 indetta dallo stesso Luttazzi sul suo blog per chi indovinava da chi fossero citate talune battute, non è del tutto d’accordo:

“Premesso che non ho visto il video e non sono il suo avvocato, dire che da censurato diventa censore è fuorviante e quindi sbagliato. Perchè la censura che ha subito Luttazzi lo riduce a non poter andare in tv come avrebbe diritto (con tutto quel che ne consegue: più pubblicità, più soldi, fama e successo). Lui invece continua (da anni, eh?) nella sua linea di cazziare a morte tutti quelli che mettono roba sua in giro su internet senza chiedere il permesso. Più che altro, la censura che ha subito lui non è paragonabile a quella che sta attuando lui e che, bada, ha sempre attuato. Prima di ‘sto blog qui ne aveva uno in Flash perchè non voleva che la gente copiasse quello che scriveva e lo mandasse agli amici per mail”.

Un filino di fissazione?

“Sicuramente. Sei mai stato a un suo spettacolo teatrale? Appena vede il flash di una foto o lo schermino di un cellulare che si accende lui interrompe lo spettacolo e dice “Niente riprese video, mi raccomando”. L’ho visto io allo spettacolo a Roma di chiusura del tour di Barracuda nel 2007. In quello stesso spettacolo, faccio notare, si è inventato la battuta “se Rosi Bindi e Sandro Bondi facessero un figlio si chiamerebbe Bindi Bondi”. Benigni qualche mese più tardi l’ha riciclata in “se facessero una legge assieme si chiamerebbe Bindi Bondi”. E Luttazzi non si è lamentato, quando gliel’hanno fatto notare ha detto “l’avrà ritenuta degna del suo genio””.

Però quella di Bonolis è clamorosa, dai. Si è lamentato di aver copiato una cosa che aveva copiato lui stesso.

“Lì è importante il contesto in cui veniva detta la battuta della mosca. Ovvero Luttazzi fa un monologo di due ore su quanto Berlusconi sia un farabutto e poi dice “tanto di tutto questo quando uscirete di qui l’unica battuta che vi ricorderete sarà quella della mosca”. Bonolis, che con Mediaset in quegli anni faceva i suoi bei soldoni, di tutto quello spettacolo ha pensato bene di pescare la battuta sulla mosca che scoreggia. invece che una a caso sul conflitto d’interessi”.

Cambia molto?

“Per me sì. Dà l’idea della libertà di satira che c’è in Italia, immagino Luttazzi si incazzi anche per quello, no?”.

E le battute copiate?

“Quelle i comici se le fregano e le modificano da una vita, chi più chi meno (mai visto uno sketch di Robin Williams?). Lui poi è uno che ne ha studiate a pacchi e sa di saperne, quindi è anche abbastanza altezzoso quando si tratta di altri comici e del loro modo di far ridere. Non per niente ha aperto una palestra dove lui decide cosa fa ridere e cosa no. in base alle regole della satira, sia chiaro, ma sempre lui decide”.

Ok. Però dimmi la verità: da fan di Luttazzi, ti sembra normale che faccia rimuovere un video che parla di quello che ti ho raccontato, e nel quale non c’è nulla di falso, visto che le “citazioni” e le somiglianze sono indiscutibilmente vere?

“No che non è normale, è una forma di prevenzione proprio da “a mali estremi, estremi rimedi”. Lo capisco, ma non mi piace: le citazioni e le somiglianze Luttazzi le ha già discusse in giro per internet, che senso avrebbe far rimuovere video per quel motivo se tanto poi ne parla con chiunque dandogli il permesso di pubblicare la corrispondenza? L’essere fissato con i suoi “diritti d’autore” (a torto, secondo me; i miei amici l’hanno scoperto con emule e ora vanno a tutti i suoi spettacoli) e l’aver paura di essere bersaglio facile di critiche (la gente vede il video ma non c’è nessuno a spiegargli come funziona) gli fanno fare queste cadute di stile”.

In conclusione?

“In conclusione, ricordiamoci in ogni caso che Luttazzi è un artista che ha scritto un’infinità di roba che va oltre a quella “copiata”, e che la recita magistralmente. Non riduciamolo a un giullare sfigato piuttosto mediocre che per farsi pubblicità magari fa pure il martire”.

Brigate Luttazzi a rapporto, comandante Prevarin.

“Lol, vaffanculo!”.

Tifenteremo patroni ti montooooooo!11!

“No, c’è ancora troppa gente da educare”.

(la foto di copertina è presa dal sito di Daniele Luttazzi ed è di Roberto Serra. La vignetta di Bobo di Artefatti. Lo diciamo a scanso di equivoci…)

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